Lo scorso anno le nozze reali di William e Kate, suggellate dalla “memorabile” passerella di Pippa Middleton e dall’abito nuziale della sorella disegnato dalla direttrice creativa di Alexander McQueen, Sarah Burton, hanno monopolizzato per giorni l’attenzione dei media italiani ottenendo ben 413 passaggi sui telegiornali. Minore risonanza ha avuto invece un altro matrimonio regale celebrato sempre nel 2011: quello del principe Alberto II di Monaco e Charlene Wittstock, che si è guadagnato “solo” 91 servizi.Una rilevanza mediatica che, in tempi di informazione globale, contrasta non poco con i cinque servizi che nel corso del 2011 gli stessi mezzi di informazione hanno riservato alla Repubblica democratica del Congo o ai dieci incentrati sulla crisi in Costa d’Avorio. Mentre alla carestia e alla siccità nel Corno d’Africa, che hanno ridotto alla fame oltre dieci milioni di persone, sono state dedicate 41 notizie e 44 alla secessione in Sudan.
E’ rimasta in ombra anche la rivolta nel Bahrein con solo 24 servizi, ma il confronto diventa ancora più stridente se si considera che nello stesso periodo il flagello dell’Aids ha guadagnato solo 14 passaggi televisivi, mentre nessuno spazio è stato dedicato alla malattie tropicali neglette come la leishmaniosi viscerale/kala-azar, la malattia del sonno, il morbo di Chagas e l’ulcera di Buruli, che colpiscono le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo.
Da notare che il Congo in realtà è totalmente scomparso, se si considera che le uniche cinque notizie dedicategli, si occupano di incidenti aerei e di altri eventi e non delle violenze in corso nella regione orientale o dell’Aids che flagella il paese con un milione di contagiati. L’analisi mostra che di Aids, in generale, si è parlato soprattutto in relazione ai viaggi del Pontefice nei paesi dove il virus è maggiormente diffuso e, a differenza di altri anni, nessuno dei telegiornali nazionali dedica una notizia alla pandemia in occasione della Giornata Mondiale che si è celebrata lo scorso primo dicembre. Nello stesso modo si ignora la crisi finanziaria in cui versa il Fondo Globale per la Lotta contro Aids, tubercolosi e malaria, che, se non affrontata, avrà effetti devastanti per i pazienti affetti dall’Aids e dalla tubercolosi multiresistente ai farmaci. Neanche dirlo che la “nostra” influenza stagionale è stata invece abbondantemente coperta dai notiziari con 92 servizi che hanno parlato anche dei relativi vaccini.
Anche il caso del Bahrein merita particolare attenzione: in ben 7 servizi dei 24 totali, si parla del piccolo arcipelago del Golfo Persico solo in relazione al Gran Premio di Formula 1 e alla sua possibile cancellazione, come conseguenza dell’instabilità politica del paese. Ancora oggi in Bahrein, l’accesso alle cure è un problema, nonostante le riforme, e i pazienti continuano a evitare di rivolgersi agli ospedali pubblici per farsi curare, a causa della discriminazione percepita, delle molestie e dei maltrattamenti. Medici senza frontiere ha condannato l’uso delle strutture ospedaliere per mettere in atto azioni repressive sui dissidenti, che impediscono ai feriti di ricevere assistenza contravvenendo alle regole principali del diritto umanitario internazionale, specialmente quelle che riguardano la protezione e il rispetto delle strutture mediche e del personale sanitario. Per questo le autorità di Manama hanno impedito all’organizzazione umanitaria di operare nel paese.
A porre in evidenza tutte queste impietose comparazioni è il rapporto “Le crisi umanitarie dimenticate dai media 2011” che Medici senza frontiere (Msf) ha presentato nei giorni scorsi a Roma. Il rapporto, pubblicato dalla casa editrice Marsilio, è stato realizzato per l’ottavo anno in collaborazione con l’Osservatorio di Pavia e con il contributo di importanti rappresentanti del mondo giornalistico e accademico. Per accendere un riflettore sulle crisi dimenticate, quest’anno Msf ha deciso di utilizzare anche le tecnologie di ultima generazione, lanciando l’applicazione mobile gratuita per iPhone e Android (Msf – Senza mai restare a guardare), che consente di restare aggiornati sulle attività dell’associazione in difesa delle popolazioni più vulnerabili e di effettuare donazioni periodiche. Scorrendo il rapporto emerge, dunque, un quadro desolante sullo spazio dedicato alla malnutrizione nel Corno d’Africa, all’Aids e alle malattie tropicali, del tutto ignorate. Lo stesso vale per le crisi su cui i riflettori dei media italiani si sono accesi solo parzialmente. Maggiore spazio è stato dedicato ad un altro argomento che quest’anno, per la prima volta, Msf ha deciso di monitorare: quello degli sbarchi dei migranti sulle nostre coste a seguito delle rivolte esplose in Tunisia, Egitto e Libia. L’Osservatorio di Pavia che ha esaminato lo spazio dedicato in un anno dalle edizioni serali dei telegiornali Rai, Mediaset e La7 ha riscontrato che al tema sono state dedicate 1.391 e seppur non si tratti di una crisi dimenticata, preoccupa il modo in cui la delicata questione è stata rappresentata.
Dall’analisi degli sbarchi in alcune settimane campione, spicca come il termine emergenza sia il più diffuso per comunicare il contenuto della notizia, mentre le condizioni medico-sanitarie dei migranti non sono quasi mai il focus centrale della narrazione. Nei servizi la voce dei migranti in fuga dalle rivolte è quasi assente. Alle loro testimonianze è stato riservato solo il 14% dello spazio; mentre il 12% è stato appannaggio delle comunità locali e il 10% è stato lasciato alle realtà impegnate nella gestione del fenomeno: forze dell’ordine, esponenti religiosi, società civile, organizzazioni. Mentre le dichiarazioni dei politici, fra governo e amministrazioni locali, hanno occupato il 65% dei servizi. Nelle immagini utilizzate, inoltre, i bambini che approdano sulle coste italiane sono mostrati in video senza nasconderne il volto.
Tra tutte le emergenze segnalate, però, ce ne è una in particolare che Medici senza frontiere vorrebbe veder risaltare sulle pagine dei giornali e sugli schermi televisivi: quella degli oltre 160mila rifugiati dal Mali in Burkina Faso, Mauritania e Niger. In questa zona, dimenticata dai media e dagli aiuti internazionali, i conflitti tra truppe e gruppi ribelli e l’instabile situazione politica non fanno che peggiorare la già drammatica crisi alimentare.
Fonte: geopolitica.info