Un portale per sfidare il climate change in Africa

Drought-starts-to-bite-in-001Nel corso dei lavori della diciottesima sessione negoziale della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si è svolta a Doha, in Qatar, dal 26 novembre al 7 dicembre, gli esperti del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep) hanno segnalato che il riscaldamento climatico in Africa potrebbe peggiorare arrivando a produrre un aumento della temperatura di 3-4 gradi centigradi nel prossimo secolo.

Un aumento di questa portata rappresenta una sfida seria per lo sviluppo sostenibile del continente, in particolare per quanto riguarda le economie della maggior parte dei paesi africani incentrate su settori particolarmente sensibili al clima e alle sue variazioni, come l’agricoltura, la pesca, l’energia e il turismo. Senza dimenticare come le gravi siccità in Sahel nel 2012 e nel Corno d’Africa nel 2011, abbiano messo in evidenza le gravi ripercussioni sull’acqua e sul suolo legate ai cambiamenti climatici.

Di conseguenza, stupisce constatare che quello africano sia l’unico continente non industrializzato e per questo il meno responsabile dello storico accumulo dei gas serra attraverso l’industrializzazione basata sul carbonio. Mentre lo Stato del Texas, con appena 23 milioni di abitanti, produce molte più emissioni di CO2 degli oltre 600 milioni di abitanti della regione subsahariana dell’Africa. Peraltro, l’attuale apporto africano alla produzione di gas serra è trascurabile, dato che è praticamente tutto riconducibile alla deforestazione e al degrado delle terre coltivabili.

Anche un recente studio pubblicato dalla FAO, intitolato “Le implicazioni del cambiamento climatico per la sicurezza alimentare e per la gestione delle risorse naturali in Africa”, rileva che il cambiamento climatico colpirà l’Africa con estrema durezza. Secondo le conclusioni degli analisti dell’organismo delle Nazioni Unite, la principale conseguenza di temperature più alte e della crescente imprevedibilità del clima sarà con tutta probabilità la riduzione della resa delle coltivazioni e dunque un aumento dei rischi di insicurezza alimentare.

Il cambiamento climatico colpirà i paesi africani più poveri in modo smisurato e le persone più disagiate saranno quelle che ne soffriranno maggiormente.  I piccoli coltivatori africani, che praticano un’agricoltura di pura sussistenza, sono i più vulnerabili e quelli che hanno minori strumenti per contrastarne gli effetti.

La situazione è dunque tale da rendere necessaria un’azione immediata, perché risposte ritardate nella lotta al climate change potrebbero minare alla base il vulnerabile settore agricolo, dal quale dipende il 70% della popolazione africana. Oltre a causare perdite fino al 20% del Pil del continente, mentre provvedimenti tempestivi per proteggere il continente contro i dannosi effetti dei cambiamenti climatici andrebbero a incidere per circa l’1% del Pil.

Sfortunatamente la regione africana non ha risorse economiche e capacità per agire da sola nell’immediato. Per questo, l’Unep ha lanciato il portale di informazione denominato Africa Adaptation Knowledge Network (AAKNet), una nuova iniziativa per aiutare l’Africa ad adattarsi agli impatti determinati dai cambiamenti climatici.

AAKNet servirà da hub per la conoscenza, la ricerca, le iniziative di successo di collaborazione e partnership finalizzate all’adattamento al cambiamento climatico. Il progetto si basa, inoltre, sugli sforzi in corso in tutto il continente per mobilitare le conoscenze esistenti e fornire soluzioni efficaci per contrastare il forte impatto del cambiamento climatico sulla vita e i mezzi di sussistenza in Africa.

Sul portale di AAKNet sono riportati casi studio in cui si dimostra come molte comunità di tutto il continente stiano già attuando soluzioni. Con il giusto investimento finanziario e mirate politiche di sostegno, tali azioni potranno essere ripetute in altre zone per aiutare a costruire la resilienza climatica.

Ad esempio nelle regione delle Savane situata a nord dello stato del Togo, le scarse precipitazioni (circa 500mm all’anno) producono una grave carenza idrica, che viene meno solo durante la breve stagione delle piogge. Questo provoca molti problemi sociali ed economici alle comunità locali, come ad esempio l’abbandono o la riduzione della frequenza scolastica delle giovani donne che hanno il compito di recuperare l’acqua potabile percorrendo a piedi lunghe distanze.

Per aiutare a risolvere questo problema, l’Unep, in collaborazione con il ministero delle Risorse idriche del Togo, ha sostenuto la riqualificazione di due piccole dighe per la raccolta delle acque piovane. Questo intervento ha migliorato durante tutto l’anno la fornitura di acqua per le comunità locali e ha ridotto lo stress fisico sopportato dalle donne durante i lunghi periodi di siccità.

La sicurezza idrica migliorata, ha inoltre ampliato le opportunità di sostentamento rurale e innescato anche iniziative imprenditoriali nei settori dell’orticoltura, edilizia e pesca. Il progetto della diga è stato inserito nel programma di adattamento d’azione nazionale (Napa) del Togo.

Grazie all’AAKNet e alla condivisione delle informazioni sarà invece possibile affrontare i rischi e le conseguenze del clima che cambia con maggiore consapevolezza, aiutando i governi a creare strumenti ad hoc a difesa delle realtà abitative e delle persone.

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