Il football in Africa

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Alessandro Cochi, Delegato alle Politiche dello Sport di Roma Capitale

Si racconta che mentre stava guardando una partita, il grande filosofo e matematico gallese Bertrand Russell esclamò: «Chi non ama il gioco del calcio si perde qualcosa della vita». Di certo la sua opinione è condivisa da tutti quei milioni di tifosi africani, che seguono con autentica passione questo sport. Una passione alimentata dai grandi campioni ai quali il continente nero ha dato i natali. Uno fra tutti: Samuel Eto’o, l’indimenticato capitano della nazionale camerunense. Eto’o è stato uno dei calciatori più pagati della storia del football, che in passato ha vestito anche la maglia del Barcellona e dell’Inter, con cui nel 2010 ha vinto la Champions League.

Un altro fuoriclasse africano è l’attaccante ivoriano Didier Drogba, che attualmente milita nelle file dello Shanghai Shenhua e che le ultime notizie danno in partenza dal Celeste Impero per ritornare a giocare nel Chelsea o in qualche blasonato club italiano. Sempre in Camerun sono nati e hanno iniziato la loro carriera l’indimenticato portiere Thomas N’Kono, che difese la porta dei Leoni d’Africa nei mondiali del 1982 e del 1990, e l’attaccante Roger Milla, il cannoniere più longevo della Coppa del Mondo. Mentre in Liberia, George Weah, primo pallone d’oro africano, è ancora l’emblema vivente di uno sport che infiamma l’orgoglio nazionale.

Questi campioni hanno dato e danno lustro al calcio in un continente in cui ogni giorno milioni di ragazzini si danno appuntamento in campi polverosi e pieni di buche, indossando scarpini sfondati e magliette sdrucite per rincorrere palloni sbrindellati e inseguire sogni di gloria.

Con queste premesse, la scorsa domenica, si è tenuto a Roma un workshop dal titolo Il football in Africa, per raccontare la storia e l’evoluzione del calcio nel continente africano, ma anche per ribadire l’importanza dell’utilizzo dello sport più popolare del pianeta come strumento d’integrazione, di efficace contrasto dell’emarginazione sociale e di condivisione per il rispetto delle regole e dell’altro.

Uno dei punti di forza del calcio è insito nel fatto che questa pratica sportiva è accessibile a tutti e facile da adattare ai rispettivi contesti, come quello di una semplice partita giocata tra amici che rappresenta un’occasione di socializzazione, di confronto e di scambio.

Attraverso questo sport si valorizzano forme di comunicazione non verbale, preziose per tutti e in particolare per persone di diversa estrazione culturale. Da queste considerazioni scaturisce la consapevolezza che una squadra di calcio può favorire un ambiente di base ideale per lo sviluppo di competenze sociali e di senso di comunità.

L’iniziativa è stata dunque una valida occasione per riflettere e dialogare anche in merito al tema dell’integrazione, con la presenza di numerosi esperti e rappresentanti delle istituzioni capitoline, tra cui il Delegato alle Politiche dello Sport di Roma Capitale, Alessandro Cochi.

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