Oggi si celebra la Giornata mondiale dell’acqua, istituita nel 1992 dalle Nazioni Unite per sensibilizzare l’opinione pubblica su uno dei temi più critici della nostra era. Una ricorrenza che quest’anno assume un’importanza ancora maggiore, perché il 2013 è stato proclamato dalle Nazioni Unite “Anno internazionale della cooperazione nel settore idrico” per dimezzare l’elevata percentuale delle persone che ancora non hanno accesso all’acqua potabile e ai servizi igienici di base.
La più preziosa delle nostre risorse è infatti pericolosamente in calo, come evidenziato nel quarto rapporto World Water Development Report curato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per lo sviluppo delle risorse idriche in collaborazione con l’Unesco e presentato in occasione del World Water Forum dello scorso anno a Marsiglia.
Nello studio, diviso in tre volumi ricchi di dati e statistiche, vengono descritte le cause principali all’origine delle crisi idriche e delle disuguaglianze nell’accesso all’acqua, fattori determinanti delle carestie che affliggono il pianeta. Nel primo volume intitolato Managing Water under Uncertainly and Risk, viene spiegato come l’emergenza idrica sia riconducibile alla corruzione, cattiva gestione, inadeguatezza delle istituzioni, inerzia burocratica, scarsità di investimenti.
I numeri della ricerca sono più che eloquenti: un miliardo degli abitanti del pianeta ha un difficile accesso all’acqua e altri 2,5 miliardi di persone non possono contare su servizi idrici igienicamente adeguati. La metà delle quali vive in zone densamente abitate come Cina e India ed il resto si distribuisce tra America latina, Asia e soprattutto nell’Africa a sud del Sahara e nel Corno d’Africa.
Ma il dato allarmante è costituito da quasi un milione e mezzo di persone nel mondo, che ogni anno perdono la vita a causa di questa condizione di penuria e produce ancor più spavento quello relativo ai bambini. Le stime dicono che ogni giorno ne muoiono almeno 3.900, a causa della mancanza di tale risorsa e anche dell’inquinamento dei corsi d’acqua e delle falde del sottosuolo.
Tutto ciò è accompagnato da una serie di fenomeni che a lungo andare non faranno che acuire ancora di più l’importanza dell’insostituibile liquido a livello mondiale. Fattori come la crescita costante delle temperature, l’espansione urbanistica e l’avanzamento costante della desertificazione rischiano di modificare il quadro odierno. Soprattutto la possibile espansione dell’area desertica potrebbe causare l’impoverimento idrico di una vasta fascia che abbraccerà l’Africa settentrionale, arrivando a lambire territori dell’Italia meridionale, tutta l’area del Medio Oriente, Turchia compresa, fino al subcontinente indiano.
Il problema principale rimane comunque la sete, con quasi due miliardi di persone che non dispongono di rifornimento di acqua potabile. Ed è paradossale constatare che sulla Terra ce n’è in quantità sufficiente per tutti, ma solo 16 persone su 100 possono aprire un rubinetto con la sicurezza che potranno usare quell’acqua che ne esce per bere, cucinare e lavarsi senza correre rischi. Purtroppo l’acqua è mal distribuita, non solo dalla natura (ad esempio sovrabbonda in Islanda e manca nel deserto del Sahara), ma soprattutto dagli uomini che ne consumano tantissima in agricoltura e troppo spesso nei paesi in via di sviluppo stentano a costruire infrastrutture per rifornire città e villaggi.
Per risolvere l’annosa questione si dovrebbero destinare una parte degli aiuti allo sviluppo in opere idrauliche e, più in generale, alla gestione del problema acqua nei paesi più poveri e più aridi. Intanto, le conseguenze di questa carenza, quali la desertificazione, la minor produzione di alimenti, l’aumento di malattie infettive e la distruzione degli ecosistemi, sono già motivo di tensioni politiche e sociali interne in numerose regioni del mondo, dall’Africa al Medio Oriente, dall’Asia all’America latina.
L’acqua è poca e serve allo scopo primario della vita, senza poter essere sostituita con nient’altro. Di conseguenza, la scarsità di tale preziosa risorsa non può che produrre accesi conflitti, già in corso nella stringente contemporaneità, ma assolutamente destinati a proliferare e a vedere ingigantita la propria portata se non si porrà freno a questa situazione di vera emergenza.
Senza dimenticare che la carenza idrica ha dato origine a molteplici fenomeni, che allo stato odierno sono in aumento in tutto il pianeta. Oltre alla già citata desertificazione, che si sta sviluppando con l’innalzamento delle temperature e che riduce in maniera drammatica la fertilità dei suoli e di conseguenza la capacità di un ecosistema, alla scarsità d’acqua è riconducibile anche la privatizzazione idrica, con le grandi multinazionali che impongono il loro potere economico a molti paesi in via di sviluppo, in un giro d’affari che è fortemente lucrativo. A tutti questi elementi, si somma il boom demografico con una popolazione mondiale che aumenta di 80 milioni di persone all’anno e che richiede quantitativi di acqua dolce sempre maggiori per i diversi usi civili, industriali e soprattutto agricoli.
Questo fenomeno interessa in particolare le aree del mondo in via di sviluppo, anche se la sovrappopolazione, da sola, non è sufficiente a giustificare la crisi idrica né le altre emergenze ambientali. Non è solo una questione di abitanti in eccesso, ma anche di saccheggio e spreco delle risorse naturali, che in breve tempo porteranno anche i paesi più sviluppati ad essere interessati dall’emergenza.