Addio a Chinua Achebe, icona della letteratura africana

Chinua AchebeDue giorni fa, in un ospedale di Boston, all’età di 82 anni si è spento lo scrittore, poeta, saggista e critico letterario nigeriano Chinua Achebe, considerato uno dei padri della letteratura africana moderna in lingua inglese e vincitore di numerosi premi internazionali, tra cui il Commonwealth Poetry Prize, il New Statesman Jock Campbell Prize, il Margaret Wrong Prize, il Man Booker International Prize, il Nigerian National Trophy e il Nigerian National Merit Award. Chinua Achebe, il cui vero nome era Albert Chinualumogu Achebe, è ricordato soprattutto per il suo primo romanzo Il crollo (Things Fall Apart) pubblicato nel 1958, tradotto in 50 lingue e venduto in oltre dieci milioni di copie.

Lo scritto ambientato in un villaggio di etnia igbo della Nigeria sud-orientale ebbe un successo straordinario, tanto che molti autorevoli critici letterari lo classificarono fra i più grandi romanzi del Novecento. Ne Il crollo, Achbe racconta l’annientamento dell’uomo e della società africana sotto i colpi della forza militare e dell’assalto culturale dei colonizzatori inglesi. Il protagonista è un influente guerriero, incarnazione dei valori tradizionali, roccioso e inflessibile, che sarà trascinato da un’incalzante ondata di fatalità ad una fine ignominiosa.

Per la sua ampia eco internazionale va ricordato anche il saggio pubblicato nel 1975: Una visione dell’Africa: il razzismo in ‘Cuore di tenebra’ di Conrad (An Image of Africa: Racism in Conrad’s ‘Heart of Darkness’). Un testo, questo, nel quale si accusa il romanziere polacco di aver trasformato il continente in “un campo di battaglia metafisico privo di ogni riconoscibile umanità, dove il viaggiatore europeo entra a proprio rischio e pericolo”.

Secondo Achebe, Cuore di tenebra non può essere considerata una grande opera, si tratta invece di “un romanzo che celebra la disumanizzazione e spersonalizza una parte del genere umano”. Nella sua severa critica, il romanziere nigeriano cita anche la descrizione di un incontro di Conrad con un africano: “Un certo stallone negro incontrato in Haiti ha fissato in me, fino alla fine dei miei giorni, il concetto di una rabbia cieca, furiosa ed irrazionale, come potrebbe manifestarsi in un animale umano”.

Il saggio è diventato un punto di riferimento nel dibattito post-coloniale ed è citato nella maggior parte delle successive opere di critica letteraria su Conrad. Simili critiche di razzismo furono mosse da Achebe anche al teologo e missionario luterano tedesco Albert Schweitzer, che nel 1952 fu insignito del Premio Nobel per la Pace, con il cui ricavato fece costruire il villaggio dei lebbrosi inaugurato l’anno successivo con il nome di Village de la lumière (villaggio della luce).

Alcuni critici ritengono che l’aperta ostilità di Achebe verso la cultura occidentale ed europea è uno dei motivi per cui questo autore così influente, pur essendo stato più volte associato a un possibile Nobel per la letteratura, non lo abbia mai ricevuto.

Oltre che sulla denuncia del colonialismo, il lavoro e l’attività di Achebe si concentrano anche sulla denuncia della politica nigeriana e la corruzione dei governi dopo l’indipendenza nel 1960. Ma a segnare profondamente l’opera di Achebe fu la sanguinosa guerra civile combattuta in Nigeria per la secessione delle province sudorientali costituitesi nella Repubblica autonoma del Biafra.

Un conflitto che tra il luglio 1967 e il gennaio 1970 oppose gli igbo, di cui lo stesso Achebe faceva parte, al resto del paese, provocando un milione di morti. Tra questi anche il miglior amico di Achebe: il poeta Christopher Okigbo, cui lo scrittore dedicò la poesia Dirge for Okigbo. Ed è proprio sulla guerra del Biafra che Achebe ha scritto il suo ultimo capolavoro pubblicato lo scorso anno col titolo There was a Country, a personal History of Biafra.

L’ex presidente del Sudafrica e premio Nobel per la Pace, Nelson Mandela, ha ricordato Achebe dicendo che “in sua compagnia crollavano i muri della prigione”. Il presidente della Nigeria, Goodluck Jonathan, lo ha commemorato come “un esempio per tutto il nostro popolo” e “un uomo che ci rende orgogliosi di essere nigeriani”. Anche se Achebe dagli Stati Uniti, dove si era trasferito nel 1990 dopo essere stato costretto su una sedia a rotelle da un incidente automobilistico, non risparmiava giudizi pesanti sui propri connazionali e sulla classe politica locale in particolare, accusandola di corruzione, egoismo, incapacità.

Fattori che a suo giudizio avrebbero compromesso il progresso nazionale e relegato alla fame la maggioranza della popolazione. Coerente al suo pensiero, per ben due volte, nel 2004 e nel 2011 Achebe, in segno di protesta contro la situazione sociale e politica del suo paese, ha rifiutato la carica onorifica di Comandante della Repubblica Federale, offertagli dal governo nigeriano.

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