Cinque milioni di dollari è la cospicua ricompensa che il Dipartimento di Stato americano ha destinato a chi sarà in grado di fornire informazioni utili che portino alla cattura di Joseph Kony, il famigerato signore della guerra ugandese, leader del Lord’s Resistance Army (Lra, movimento ribelle da lui fondato trent’anni fa). La medesima somma è prevista anche per chi fornirà indicazioni utili all’arresto dei suoi tre più fedeli luogotenenti Okot Odhiambo, Dominic Ongwen e Sylvestre Mudacumura. I guerriglieri, presumibilmente nascosti in una zona molto vasta tra la Repubblica Centrafricana, il Sudan e il Sud Sudan, sono tutti accusati, come il loro comandante, dalla Corte penale internazionale dell’Aja di crimini di guerra e contro l’umanità. Kony è nato nel 1964 ad Atyak in Uganda e ha iniziato la sua criminale carriera più di 26 anni fa nel villaggio di Odek nel nord del paese.
E fu roprio a Odek che ha fondato l’Lra: inizialmente per rovesciare il governo di Kampala, poi ben presto è diventato tristemente noto per l’utilizzo dei bambini soldato, torture, saccheggi, riduzione in schiavitù, stupri e anche esecuzioni di massa. Figlio di un catechista cattolico, era solito riferire di avere un rapporto personale con gli spiriti e spesso usava l’acqua benedetta per formulare le sue profezie, costruendosi in questo modo una fama di veggente e di profeta.
Convinto di essere posseduto da uno spirito-guida, Kony ha elaborato una sorta di sincretismo religioso in cui si mischiano cristianesimo, animismo e magia africana, ma che nell’applicazione rivela forme di delirante fanatismo, che i suoi miliziani applicano alla lettera ed in maniera brutale. Sulla base di queste convinzioni, Kony si considera un buon cristiano e vorrebbe trasformare il suo paese in una teocrazia, con leggi basate sui dieci comandamenti biblici, ma sino ad ora le sue modalità di azione hanno tradito ogni precetto cristiano.
Il guerrigliero ha affermato di essere un lontano cugino di Alice Lakwena, della tribù Acholi. La donna, dedita a riti esoterici, fondò il movimento dello Spirito Santo per opporsi al governo dell’attuale presidente ugandese Yoweri Museveni, giunto al potere nel 1986. Lakwena venne poi esiliata e Kony assunse la guida del movimento, affermando di essere ‘il successore naturale’.
Il nome del gruppo fu subito cambiato in Lord’ s Resistance Army – Esercito di Liberazione del Signore – come anche le modalità di azione, poiché lo stesso non riuscì a mantenere il sostegno in precedenza guadagnato da Alice. Cosicché quello che era iniziato come un movimento per porre fine all’oppressione del nord, si trasformò in un incubo per la stessa zona del paese. Nei 26 anni di attività i guerriglieri di Kony avrebbero rapito circa 60mila bambini, da utilizzare come combattenti o schiavi sessuali. Come parte della loro iniziazione, questi bambini sono stati spesso obbligati ad uccidere i propri genitori o i fratelli a colpi di machete, così da non avere una casa dove poter tornare.
Una volta rapiti, i piccoli vengono usati come muli da soma, trasportando rifornimenti dell’Lra fino a quando non sono troppo deboli per camminare. In tal caso vengono uccisi o semplicemente lasciati morire. Le ragazze rapite, laddove trovate attraenti da Kony e dai suoi sodali diventano loro mogli. Si racconta, in proposito, che Koni ne avrebbe prese in sposa una sessantina.
George Komagun, ex bambino soldato riuscito a sfuggire dalla morsa dei guerriglieri dell’Lra, aveva 11 anni quando gli hanno ucciso i genitori e l’hanno trascinato nella foresta, dove ha contratto la malaria. Lo sfortunato ragazzo, oggi diciottenne, racconta che Kony faceva un vero e proprio lavaggio del cervello ai bambini, cercando di indottrinarli con le sue menzogne, manipolandoli rivendicando i suoi poteri spirituali. Spesso, poi, costringeva i soldati a bere il sangue e a mangiare il fegato delle vittime. Inoltre, ai prigionieri che creavano problemi venivano tagliati i nasi, le labbra o le orecchie.
A partire dal 1996 il governo ugandese, incapace di fermare i guerriglieri guidati da Kony, ha richiesto alla popolazione del nord dell’Uganda di lasciare i villaggi per entrare nei campi per gli sfollati interni gestiti dal governo. Questi campi creati per la sicurezza delle persone erano però martoriati dalla malattia e dalle violenze.
Nel dicembre 2008, quando divenne evidente che Joseph Kony non aveva alcun intenzione di firmare gli accordi di pace che gli erano stati proposti, fu lanciata l’Operazione Lightning Thunder, con l’impegno coordinato della stessa Uganda, della Repubblica democratica del Congo, del Sudan e della Repubblica Centrafricana, con il supporto logistico statunitense. L’operazione però non portò a alla cattura di Kony, che, avvisato durante un raid aereo, riuscì a fuggire. Per vendicarsi decise di attaccare alcuni villaggi della Repubblica democratica del Congo il 24 dicembre 2008, massacrando 865 civili e sequestrandone altri 160.
Il signore della guerra vive in maniera austera, non utilizza radio ne telefoni e per comunicare si serve solo di messaggeri a piedi. Una tattica che sinora lo ha reso inafferrabile, nonostante Washington, a maggio 2012, nel tentativo di assicurarlo alla giustizia abbia inviato un centinaio di consiglieri militari, mettendoli a disposizione del presidente Museveni. Nel marzo dello scorso anno le atrocità di Joseph Kony e degli altri leader dell’Esercito di Liberazione del Signore sono state al centro di un video-denuncia girato da Jason Russel e realizzato dalla ong americana Invisible Children. Nel giro di pochi giorni, il filmato era già stato condiviso da milioni di utenti sui social network.
Il protagonista del documentario è un bambino ugandese di nome Jacob, che racconta la sua vita al fianco di Kony. Un momento terribile dell’intervista è quando Jacob guarda in camera e dice: “Se volete aiutarmi ammazzatemi”. Il video girato in lingua inglese contiene immagini forti che raccontano l’orrore delle violenze perpetrate da uno degli uomini più brutali della storia recente.
Pingback: Cpi: distruggere il patrimonio artistico è un crimine di guerra | AfroFocus