Un’unione panafricana per potenziare il continente

unione africana

«Lo sviluppo attuale e futuro dell’Africa può essere solo opera degli africani». Così  la presidente della Commissione dell’Unione africana (Ua), Nkosazana Dlamini Zuma, ha concluso il suo intervento nell’ambito della quattordicesima sessione del Consiglio esecutivo dell’organizzazione continentale. Nel corso dell’incontro, che si è tenuto la settimana scorsa presso la sede dell’Ua ad Addis Abeba, è stato presentato il programma dei festeggiamenti organizzato per celebrare il 50esimo anniversario del blocco regionale, che ricorre il prossimo 25 maggio.

Festeggiamenti che avranno lo scopo di mobilitare i cittadini del continente e della diaspora, al fine di promuovere un’Africa integrata, prospera e pacifica. In occasione della riunione è stato anche rivisto il piano strategico della Commissione per il 2014-2017. La revisione quadriennale è stata una valida opportunità per i ministri degli Esteri dei 54 paesi membri per riflettere sull’autonomia continente africano e sulla necessità di rileggere la sua storia ed esplicitare i valori condivisi per onorare il passato e ispirare le generazioni presenti e future.

Senza dubbio, i 50 anni dell’organismo sovrannazionale africano rivestono un significato speciale per l’intero continente e l’invito, rivolto a tutti i ministri presenti, a celebrare lo storico anniversario all’insegna dello slogan panafricanismo e Rinascimento africano, richiama alla mente la dottrina di Kwame Nkrumah, primo capo di Stato del Ghana indipendente, che ha ispirato gran parte dei leader africani del nostro tempo.

Il pensiero di Nkrumah è espresso nel suo libro Africa Must Unite, tradotto e pubblicato in Italia da Editori riuniti, in cui il padre fondatore del panafricanismo nel tentativo di dare risposte alle masse impoverite e favorirne l’integrazione, propone un continente con una sola moneta, una sola politica estera, un solo passaporto. Nel suo volume, lo statista ghanese si sofferma più volte sul bisogno della cooperazione tra i paesi africani appena dopo le indipendenze. Una visione d’insieme prospettica e profetica, che spiega come di fronte alle grandi potenze, senza quella cooperazione, l’Africa sia perduta.

Tra i precursori del panafricanismo si ricorda H.S. Williams, un avvocato di Trinidad che nel 1900 convocò a Londra una conferenza per denunciare le violenze consumate dalla compagnia diamantifera De Beers, che allora faceva capo a Cecil Rhodes. Con significati non collimanti, questa dottrina divenne la bandiera soprattutto di ristretti gruppi di intellettuali neri d’America e d’Africa.

Dopo la prima guerra mondiale, tra il 1919 e il 1945, furono organizzati cinque congressi panafricani, ma fu solo dopo la concessione dell’indipendenza al Ghana, nel 1957, che il movimento prese un deciso impulso in senso politico grazie a Kwame Nkrumah, che si era messo in luce al congresso panafricano del 1945.

Divenuto presidente della Repubblica del Ghana, Nkrumah si fece promotore di un progetto di Stati Uniti dell’Africa, cioè di una confederazione politica sovranazionale. L’impostazione politica unitaria del panafricanismo che, con scopi diversi, aveva già avuto un altro alfiere in Gamal Abdel Nasser, presidente della Repubblica d’Egitto dal 1954 al 1970, non ha trovato favore tra gli Stati africani gelosi della loro indipendenza e sovranità, che al panafricanismo hanno preferito concreti e specifici raggruppamenti interstatali.

Per questo, quando oggi si parla di panafricanismo ci si riferisce genericamente a una forma di solidarietà e collaborazione tra gli Stati africani, come quella che ha tentato di realizzare dal 1963 l’Organizzazione dell’Unità Africana ed in seguito l’Unione africana. Nella sostanza, il dibattito sulla creazione degli Stati Uniti d’Africa vede da una parte gli scettici che ricordano come il continente non sia ancora pronto al grande salto per varie ragioni, tra cui il fatto che alcuni paesi sono in fase di transizione e che l’Unione africana manca dei mezzi politici e finanziari per portare avanti un simile progetto.

Dall’altra parte ci sono i fautori che pongono l’accento su come una politica unica permetterebbe al continente di affrontare meglio sfide quali la globalizzazione economica, riequilibrando i rapporti commerciali con l’Europa, la Cina e gli Stati Uniti. Di sicuro, mettere insieme oltre un miliardo di africani non costituisce di certo un’impresa facile. Per riuscirci, i governi dovrebbero coinvolgere le opinioni pubbliche nazionali, rimaste finora fuori da un processo che ricorda fin troppo da vicino quello dell’Unione europea.

E’ però evidente che la nascita di un governo panafricano non può prescindere dalla partecipazione di cittadini, partiti politici, sindacati, società civile, perché altrimenti rischierebbe di non venire incontro alle esigenze della collettività. Resta dunque un dato di fatto inconfutabile che solo con politiche comuni l’Africa potrà essere in grado di superare i problemi di sviluppo e soddisfare i bisogni essenziali delle popolazioni. Tuttavia, tirando le somme la dottrina politica che propugna l’attuazione dell’unità dei popoli africani non ha avuto molti riscontri nella realtà.

Negli ultimi anni, l’Unione africana sembra aver incentrato la sua azione su un progetto per l’Africa più che su un progetto sull’Africa, senza dimenticare che ad oggi l’organizzazione di Addis Abeba non ha ancora un seggio permanente al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

Forse perché l’Africa forte e unita immaginata da Nkrumah, fa ancora oggi paura a molti, ma per milioni di africane e africani rappresenta una strada percorribile per essere liberi dal bisogno e costruire democrazie, dove ciascun individuo sia cosciente dei propri diritti e delle proprie opportunità.

Tra i più recenti approfondimenti sull’argomento segnalo l’articolo di Alessio Caschera “Panafricanismo e negritudine” pubblicato il 17 gennaio 2014 sull’Intellettuale Dissidente

 

Categorie: Politica | Tag: , , , , , | 2 commenti

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2 pensieri su “Un’unione panafricana per potenziare il continente

  1. Luisiana Cochi

    Vuoi vedere che gli africani riusciranno prima dell’Europa a fare gli Stati Uniti del loro continente?

    • Non è così facile, come è scritto nell’articolo molti paesi hanno preferito dare vita a blocchi regionali per favorire gli scambi commerciali e sviluppare l’economia. Non credo che l’Africa sia pronta per diventare una realtà univoca

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