Su questo blog abbiamo già considerato come il processo di integrazione dei cittadini migranti nel nostro territorio passa anche attraverso la loro inclusione finanziaria, sottolineando le elevate capacità di risparmio e di investimento mostrate dalla popolazione immigrata residente in Italia. Lo scorso 29 ottobre, nella suggestiva cornice romana di Palazzo Altieri, sono stati presentati i dati dell’ultima indagine dell’Osservatorio nazionale per l’inclusione finanziaria dei migranti. Le rilevazioni dimostrano come gli immigrati consentono all’Italia di alimentare la circolazione di denaro, creando, di fatto, nuove opportunità di business per le banche stesse.
Secondo l’analisi statistica, condotta su un campione rappresentativo dei nuovi cittadini, ben il 66% del risparmio degli intervistati resta in Italia. Una percentuale importante che smentisce il luogo comune dell’immigrato che spedisce tutti i propri guadagni nella terra d’origine.
Questa tipologia di cittadino straniero appare superata nello specifico dal 27% degli interpellati, che dichiarano di mettere soldi da parte per affrontare eventuali emergenze legate alla crisi economica; dall’11% che risparmia per permettersi di affrontare l’educazione dei figli e dal 10% che economizza per l’acquisto della casa.
Altro dato interessante che emerge dall’indagine è quello relativo all’elevato numero dei conti correnti bancari e postali intestati a cittadini immigrati delle 21 nazionalità prese in considerazione nella ricerca, che rappresentano l’88% dei migranti residenti in Italia.
In termini numerici gli immigrati che attualmente hanno accesso diretto ad un conto corrente, considerando anche i depositi cointestati, sono 2.264.900 contro 1.782.426 censiti nell’indagine dello scorso anno.
Tra questi correntisti, è possibile identificare un genere più “evoluto”, ossia che ha una relazione “matura” con il sistema finanziario, in risposta a una pluralità di esigenze che vanno oltre la semplice custodia del risparmio e la concessione del credito, ma che riguardano anche i pagamenti e una gestione più attiva del proprio patrimonio.
Questa tipologia di clienti utilizza almeno sei prodotti bancari e per il 60% è composta da uomini in un’età compresa fra i 35 e i 55 anni, dei quali l’80% risulta sposato o comunque convivente, residente in Italia da almeno quattordici anni, spesso dotato di un titolo di studio di scuola superiore, per il 37% dei casi anche universitario.
Prendendo in considerazione i titolari di conti correnti a livello di nucleo familiare, un’ulteriore percentuale da registrare è quella sui migranti che detengono più di un conto corrente in istituzioni diverse, sia BancoPosta che una banca, pari al 26%; mentre un altro dato saliente dello studio dell’Osservatorio riguarda il 30% del campione intervistato, che ha avuto rapporti con banche diverse da quella in cui è attualmente correntista.
Infine, un dato singolare che emerge dal rapporto è quello sul passaparola, che per il 44% dei clienti immigrati si conferma il mezzo con cui i clienti si sono orientati per la scelta della propria banca.
Dall’indagine appare chiaro, come il tema della bancarizzazione rivesta ormai un ruolo prioritario nell’inclusione finanziaria dei migranti, che incide in maniera significativa sulla loro integrazione sociale.