Centrafrica, raddoppia il numero dei bambini soldato

ChildSoldier2Nonostante Catherine Samba-Panza, già sindaco di Bangui, sia stata eletta presidente ad interim dal Parlamento della Repubblica centrafricana, il paese sembra sempre più sprofondare nella spirale dello scontro interreligioso, che contrappone gli ex ribelli filo-islamici riuniti nella coalizione Seleka alle milizie di autodifesa anti-balaka, definite cristiane e appoggiate dai lealisti del deposto capo di Stato, François Bozizé. Entrambe colpevoli di violenze, stragi e di sommarie esecuzioni indiscriminate.

La presenza di 6.400 militari della Misca (la forza di pace dell’Unione africana) e di 1.600 soldati francesi non sembra sufficiente a fermare le vendette e gli arruolamenti di bambini soldato da parte dei diversi gruppi armati, che negli ultimi mesi si stanno affrontando nella Repubblica centrafricana.

Dall’inizio del 2013, Souleymane Diabaté, rappresentante dell’Unicef nello Stato dell’Africa centrale, ha più volte lanciato l’allarme sul reclutamento dei minori da parte dei gruppi ribelli ma anche dalle milizie pro-governative, affermando che le violenze mirate contro i bambini sono una violazione del diritto internazionale umanitario e devono essere fermate immediatamente, ricorrendo a ogni azione necessaria per prevenire la famigerata pratica dell’arruolamento dei bambini soldato.

La rappresentante dell’Unicef ha spiegato che ulteriori combattimenti nel settembre e nel dicembre 2013 hanno esposto i bambini ad un maggiore rischio di reclutamento, mentre le ripetute aggressioni e le scarse condizioni di sicurezza rendono i piccoli molto più vulnerabili agli arruolamenti, in particolare se separati dalle proprie famiglie, sfollati dalle loro case o con accesso limitato a servizi e istruzione di base”.

La situazione vissuta dai bambini nella Repubblica centrafricana è monitorata dall’agenzia specializzata delle Nazioni Unite non solo per il loro impiego nelle forze armate ma anche per violenze sessuali, sottrazione di minori, mutilazioni ma anche per gli attacchi contro le scuole e gli ospedali. Prima dell’esplosione del conflitto, l’Unicef avvertiva che 2.500 bambini risultavano già essere impiegati in diverse formazioni armate.

Le scarse condizioni di sicurezza nel paese hanno in seguito reso estremamente difficile agli operatori umanitari verificare il numero esatto di bambini arruolati. L’Unicef stima che l’attuale numero possa essere di 6mila bambini.

Una relazione del Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, diffusa alla fine del 2013, ha portato alla luce il coinvolgimento di “ragazzi e ragazze in tenera età costretti a combattere, trasportare rifornimenti, svolgere ruoli di supporto ed essere abusati come schiavi del sesso da parte di soldati adulti”.

Mentre un comunicato inviato all’Agenzia Fides da Pax Christi International, denuncia che dopo l’insurrezione che lo scorso marzo ha spodestato Bozizé, il numero di bambini soldato reclutati dai diversi gruppi armati che si affrontano nella Repubblica Centrafricana è raddoppiato.

Il Movimento cattolico internazionale impegnato nella difesa della pace definisce “illegale e immorale” coinvolgere i bimbi nei combattimenti, affermando che i fanciulli costretti a imbracciare le armi devono essere liberati e affidati ad organismi per la protezione dell’infanzia”.

“La crisi politica verificatasi dopo il colpo di Stato del marzo 2013 ha scatenato una violenza terribile provocando una catastrofe umanitaria, che è stata persino definita pre-genocidaria, seminando morte e terrore. Migliaia di persone sono state uccise (oltre mille solo lo scorso dicembre). Il 60% della popolazione necessita di assistenza umanitaria”, ricorda il comunicato. Senza dimenticare che secondo le Organizzazioni non governative che lavorano sul posto, più di 300mila bambini sono stati colpiti dalle violenze nella Repubblica centrafricana.

Pax Christi International ha rivolto un appello ai donatori internazionali affinché accrescano gli aiuti al paese africano, permettendo alla neo-eletta presidente Samba-Panza di avviare il suo programma, nel quale l’emergenza umanitaria e la riconciliazione nazionale sono tra i punti salienti.

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