La Repubblica di Guinea è stata nominata come il posto peggiore del mondo per fare affari dalla rivista economica americana Forbes, che nella sua annuale classifica dei migliori paesi per fare impresa include ben sei nazioni africane tra le ultime dieci posizioni. Nonostante quello che a prima vista può sembrare un risultato catastrofico, il rapporto cita anche l’enorme potenziale di sviluppo detenuto dal continente africano.
Un potenziale sostenuto dal fatto che negli ultimi dieci anni l’Africa ha registrato una crescita economica media del 5%,mentre nel medesimo periodo alcune nazioni africane hanno raggiunto il 7%.
Una crescita favorita dalla ricchezza di risorse del continente, che ha beneficiato dall’aumento della domanda mondiale di materie prime, come petrolio, oro e minerali preziosi, che ha prodotto una riduzione dei tassi di povertà e un aumento del livello di istruzione scolastica.
Ciononostante, il continente è penalizzato da eccessivi livelli di corruzione, burocrazia ed elevata tassazione. In questo contesto, la Guinea, luogo d’origine dell’ultima devastante epidemia di Ebola, si colloca in fondo alla graduatoria con un deficit commerciale del 27%, malgrado il paese sia ricchissimo di risorse minerarie, tanto da detenere circa un quarto delle riserve mondiali di bauxite da cui si ricava l’alluminio.
Forbes ha stilato la graduatoria su un campione di 146 paesi, tenendo conto di 11 differenti fattori: diritti di proprietà, innovazione, tasse, tecnologia, corruzione, libertà (personale, commercio e monetaria), burocrazia, tutela degli investitori e performance del mercato azionario.
Sulla base di tutti questi riscontri, Ciad, Libia, Angola, Gambia e Algeria sono le altre nazioni africane classificate tra le ultime dieci; mentre il Sudafrica è il luogo del continente ritenuto più affidabile per fare business, posizionatosi al 43esimo posto nella graduatoria generale.