Botswana: il paese più ricco dell’intero continente africano

Per il quarto anno consecutivo, il Botswana è il paese più prospero dell’intero continente africano. Questo il risultato della graduatoria elaborata dal Legatum Insitute di Londra nel suo ultimo Africa Prosperity Report. Un’ulteriore conferma dei straordinari risultati  raggiunti negli ultimi anni a livello economico e istituzionale, che consentono alla nazione dell’Africa australe di classificarsi al primo posto in termini di Pil pro capite (15.176 $).

Il Botswana si conferma inoltre come il paese più virtuoso del continente anche in materia di buon governo, livello d’istruzione e libertà personale. Nathan Gamester, direttore del progetto del Legatum Prosperity Index, commentando i dati emersi dallo studio spiega che “l’indice sulla prosperità nazionale non è calcolato soltanto sullo sviluppo economico, ma è legato anche ad altri importanti fattori come educazione, assistenza sanitaria, libertà personale, livello di corruzione e buon governo. E mentre le economie africane crescono, la preoccupazione principale per molti governi della regione è racchiusa nel garantire che la maggioranza della popolazione possa beneficiare dei frutti della crescita”.

In pratica, quello che da alcuni anni sta accadendo nell’ex protettorato britannico, attualmente guidato dal sessantunenne Seretse Khama Ian Khama, figlio maggiore di sir Seretse Khama, primo presidente del Botswana libero. Seretse Khama junior, lo scorso ottobre, è stato eletto per un secondo mandato dopo le elezioni legislative tenutesi il 24 ottobre e vinte dal suo partito, il Bdp (Partito democratico del Botswana), che governa ininterrottamente il paese dal 1966, quando ottenne l’indipendenza dal Regno Unito.

Ian Khama, prima di assumere la presidenza nel 2008, era stato vicepresidente per tutto il decennio del suo predecessore Festus Mogae. E nel corso di questa lunga esperienza di governo, ha partecipato al processo di riforme per assicurare stabilità al paese, culminate con l’adozione di politiche volte a garantire un appropriato impiego delle risorse pubbliche. Per questo, gli è stato facile proseguire in questa direzione con scelte politiche accorte che hanno consolidato le riforme economiche e sociali, avviate da Mogae.

Senza dubbio, la buona governance ha favorito lo sviluppo del Botswana che negli ultimi due decenni ha registrato un tasso di crescita medio annuo del 4,46%, culminato con un incremento del 18,2% nel 2002 e un record negativo del -11,8% nel terzo trimestre del 2009, anno in cui la crisi finanziaria globale ha avuto pesanti ripercussioni anche in Africa sub-sahariana. Mentre per le statistiche relative al 2014, il Pil del Botswana crescerà del 5,4% rispetto all’anno precedente.

Senza contare, che la piccola nazione senza sbocco al mare ha un Pil pro capite di oltre settemila dollari per abitante, uno dei più alti dell’intera Africa sub-sahariana, e che le brillanti performance macroeconomiche hanno fatto sì che il Botswana, a differenza dei paesi limitrofi, non faccia più parte dei paesi meno sviluppati e non necessiti di particolari aiuti finanziari, strategie o nuovi programmi di sviluppo.

Un autentico successo se pensiamo che al momento dell’indipendenza, il Botswana aveva due scuole e una strada asfaltata di cinque chilometri, nessun sistema di trasporti pubblici, elettricità o linee telefoniche ed era annoverato tra le nazioni più povere al mondo. Di fronte a questi dati, è innegabile che il paese si sia reso di un miracolo economico, che sicuramente trae origine da una gestione politica esercitata all’interno di un quadro democratico compatto che ha sempre garantito elezioni parlamentari competitive e libere, regolarmente tenute nel rispetto della Costituzione.

Un totale rispetto degli standard democratici certificato anche da Freedom House che, quantificando con un indice composito il livello di libertà politiche e civili, attribuisce al paese dell’Africa del Sud lo status di “libero”. Mentre l’indice annuale della Fondazione Mo-Ibrahim per il buon governo dei paesi africani, nel 2014, ha collocato il Botswana al terzo posto tra gli Stati del continente con la miglior performance politica con un punteggio di 76.2/100, dietro alle isole Mauritius e all’arcipelago di Capo Verde.

Una performance che trae origine anche da una lunga tradizione di partecipazione politica che affonda le sue radici nella cultura tradizionale Tswana, secondo cui i capi erano tenuti a consultare sia gli anziani sia la comunità riguardo alle questioni importanti.

Le ragioni dell’eccezionale risultato del Botswana vanno anche individuate nella grande trasparenza che ha sempre contraddistinto la vita politica ed economica di questo paese, che Transparency International colloca in trentunesima posizione nel suo ultimo indice di percezione della corruzione, in assoluto il paese meno corrotto del continente africano.

La statura morale del Botswana lascia però molto a desiderare in materia di rispetto delle minoranze, come dimostra la persecuzione in atto da tempo contro i boscimani San, che il governo sta tentando di cacciare dalle loro terre nel deserto del Kalahari, per far posto a miniere di diamanti e villaggi turistici. Una dura repressione ampiamente documentata nell’ultimo rapporto di Survival International “They have killed me: the persecution of Botswana’s Bushmen 1992-2014”.

Categorie: Economia, Politica | Tag: , , | Lascia un commento

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