Lo scorso 16 febbraio il quotidiano britannico Guardian ha anticipato i primi sviluppi di un’indagine sulla sottrazione indebita di fondi destinati alla lotta contro l’ebola in Sierra Leone. L’inchiesta è nata in seguito a una verifica effettuata dall’Autorità di controllo del paese per la revisione delle spese pubbliche (Audit Service Sierra Leone) sugli ingenti fondi stanziati dal governo di Freetown per contrastare la diffusione della letale pandemia.
L’Assl ha constatato che un terzo degli 84 miliardi di leones (circa 12 milioni di sterline) messi a disposizione dal governo per la lotta all’ebola sono stati spesi senza un chiaro motivo e sono quaranta le persone finite sotto inchiesta con l’accusa di malversazione di fondi.
L’indagine ha riscontrato controlli inadeguati sullo stanziamento delle risorse economiche; pagamenti ad ospedali senza alcuna prova che il denaro sia stato destinato agli stipendi di medici e infermieri, in prima linea nell’assistere i malati, che rischiano a loro volta di contrarre la malattia; il versamento di fondi ai direttori di ospedali e altri organismi e non invece nelle casse degli enti da loro presieduti e altre irregolarità.
L’attività ispettiva ha preso in esame il periodo che va da maggio a ottobre 2014 e riguarda i fondi governativi generati dal gettito fiscale, oltre a quelli donati da individui e istituzioni in gran parte sierraleonesi. Sono invece esclusi i fondi donati dalle istituzioni internazionali come l’Onu e dalle ong straniere.
Anche nella vicina Guinea, altro paese dell’Africa occidentale colpito dall’emergenza ebola, si sono levate voci per aprire un’inchiesta simile al fine di verificare il corretto utilizzo dei fondi stanziati dal governo e dai donatori nazionali e internazionali per aiutare i malati e lottare contro la diffusione del virus.