Piccoli passi avanti negli Epa, gli accordi tra Ue e Africa

Eppur si muovono, gli Economic Partnership Agreement, i famigerati Epa (o Ape secondo l’acronimo in francese). Gli ultimi mesi hanno segnato qualche concreto passo in avanti verso la conclusione di questo accordi di liberalizzazione del commercio fra l’Unione europea e cinque raggruppamenti regionali africani, dopo quasi un decennio di estenuanti negoziati e controversie fra la Commissione di Bruxelles e i governi di molti paesi del continente.

Gli Epa sono accordi di libero scambio sanciti dal Cotonou Partnership Agreement del 2000 fra Ue e paesi Acp (Africa, Caraibi e Pacifico). Nel suo capitolo dedicato al commercio (considerato strumento indispensabile per lo sviluppo dei paesi Acp), l’accordo di Cotonou prevedeva la firma degli Epa fra l’Ue, rappresentata dalla Commissione, e da gruppi regionali di paesi Acp.

Nel caso dell’Africa, i gruppi di paesi rappresentavano l’Africa Occidentale, l’Africa Centrale, l’Africa Meridionale e l’Africa Orientale e Meridionale (Gruppo Esa). Da quest’ultimo, si sono staccati i membri della East Africa Community (Eac), che hanno negoziato autonomamente con l’Ue. Oggi dunque l’Europa tratta con cinque gruppi.

Questi accordi di libero scambio non dovrebbero però riguardare solamente i traffici di merci, ma anche quella che è stata definita la deep trade agenda: liberalizzazione dei servizi e degli investimenti, tutela dei diritti di proprietà intellettuale, politiche della concorrenza e approvvigionamenti statali (government procurement).

Da qui anche le forti perplessità degli Stati africani e il nulla di fatto delle trattative, che si sono prolungate per più di un decennio. Ma negli scorsi mesi, qualcosa si è mosso.

Gli accordi con l’Africa

Dopo che negli anni scorsi alcuni paesi africani avevano firmato in ordine sparso interim Epa bilaterali con l’Ue, nel corso del 2014 tre raggruppamenti regionali (Africa Occidentale, Meridionale e l’Eac) hanno concluso le trattative con la Commissione. Non è casuale che gli accordi siano arrivati proprio nei mesi scorsi: il primo ottobre 2014 scadeva infatti l’estensione di una regolamentazione di mercato dell’Unione, che prevedeva libero accesso al mercato europeo per il commercio dai paesi che avessero concluso gli accordi bilaterali, senza però ratificarli.

Di fatto, la Commissione ha deciso di forzare la mano e qualche risultato è arrivato: tuttavia, gli Epa attualmente in conclusione riguardano solamente lo scambio di merci e la cooperazione allo sviluppo, non l’intera e ambiziosa agenda europea.

L’accordo con l’Africa Occidentale (gruppo composto dai membri dell’Ecowas, Economic Community of Western Africa States, più la Mauritania) è stato siglato a febbraio 2014 e ha ricevuto l’appoggio ufficiale dei capi di Stato e di governo dell’Ecowas a luglio.

I negoziati con l’Eac, invece, organizzazione regionale dell’Africa Orientale, si sono conclusi a novembre. In entrambi i casi, ora gli accordi attendono la ratifica da parte di entrambe le parti.

Anche le trattative fra Europa e Africa Meridionale sono state concluse, dopo grandi difficoltà dovute alla presenza di un paese sui generis come il Sudafrica, più sviluppato dei vicini e già coperto da un accordo bilaterale con l’Ue, cui Pretoria non intendeva rinunciare. Anche in questo caso, però, dopo la conclusione dei negoziati a luglio 2014, l’accordo non è stato ancora ratificato.

Resta ancora molto da fare

Nonostante queste siano buone notizie per i negoziatori, resta ancora molto da fare: innanzitutto, gli Epa devono essere prima ratificati e poi implementati, operazioni che potrebbero richiedere anni. In più, l’Ue non ha ancora trovato un accordo con altre regioni africane, quella Centrale e quella Orientale e Meridionale (gruppo Esa). In questi raggruppamenti è stato anche più difficile del solito trovare un interlocutore credibile con cui trattare.

L’Ue, infatti, al momento della scelta dei raggruppamenti regionali per gli Epa, non aveva privilegiato organizzazioni regionali esistenti. Tuttavia, alla fine i primi a firmare sono stati proprio i gruppi più coesi, quelli in cui un’organizzazione riunisse più membri: è il caso di Ecowas e Sadc (Southern Africa Development Community, in Africa Meridionale), ma soprattutto dell’Eac, che si è staccata dal gruppo originario proprio per questo motivo.

Nelle due regioni rimanenti invece i paesi sono sparsi fra più organizzazioni e un’intesa è sempre molto complicata. La maratona degli Epa non si conclude di certo qui.

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