Elezioni in Etiopia: scontata la vittoria del partito al potere

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Circa 36,8 milioni di etiopi domani saranno chiamati ad eleggere il nuovo Parlamento e anche se i risultati definitivi saranno resi noti solo tra un mese, sembra scontata la vittoria del Fronte democratico rivoluzionario del popolo etiope (Eprdf), al potere dal 1991. Il partito guidato dal primo ministro uscente Hailemariam Desalegn, si è sempre aggiudicato la vittoria nelle quattro precedenti tornate elettorali e alle ultime del maggio 2010 si impose con un plebiscitario 99,6% delle preferenze.

Proprio per prevenire possibili irregolarità nel voto, è arrivata ad Addis Abeba una delegazione di 59 osservatori dell’Unione africana guidata dall’ex presidente della Namibia Hifikepunye Pohamba. La delegazione monitorerà il corretto svolgimento delle elezioni parlamentari e i suoi osservatori saranno distribuiti nelle varie regioni dell’Etiopia, al fine di garantire una valutazione obiettiva, indipendente e imparziale della svolgimento delle operazioni di voto.

Ciononostante, Amnesty International e l’organizzazione statunitense Committee to protect journalists hanno denunciato che le elezioni non saranno né libere né giuste per l’assenza di pluralismo politico e per le violazioni alla libertà di stampa.

Nelle ultime settimane c’è stato “un attacco diffuso contro la libertà di espressione, di associazione e di riunione” ha accusato Amnesty in un comunicato. In questa situazione, secondo l’ong impegnata nella tutela di diritti umani, è a rischio “il diritto di partecipare liberamente e senza paura alla vita pubblica, con il governo impegnato a dare la caccia a qualsiasi forma di legittimo dissenso”. Le vittime principali della repressione sono gli esponenti del partito d’opposizione Semayawi e il gruppo di attivisti e blogger del collettivo “Zone9”, che negli ultimi mesi sono stati oggetto di perquisizioni e arresti.

Anche Human Rights Watch, in un rapporto pubblicato lo scorso 20 gennaio, che rivela come il governo di Addis Abeba abbia vessato il giornalismo indipendente dal 2010 ad oggi. Nel report intitolato “Il giornalismo non è un crimine: violazioni della libertà dei media in Etiopia” è ­rilevato che solo l’anno scorso sei pubblicazioni di editori privati sono state chiuse, almeno ventidue giornalisti, blogger, editori sono stati perseguiti penalmente e più di trenta giornalisti hanno lasciato il loro paese per paura di essere arrestati..

Il fatto che in Etiopia siano in atto politiche repressive e processi di censura è testimoniato anche dalla posizione che il paese africano occupa nel Democracy Index, pubblicato dall’Economist Intelligence Unit alla fine del 2014, che lo inserisce tra i regimi autoritari.

Nel contesto attuale c’è comunque da rilevare che il lungo corso dell’Eprdf, sebbene abbia stretto il paese nella morsa di una politica di regime, ne ha favorito lo sviluppo economico. L’Etiopia è attualmente la quinta economia sub-sahariana e rappresenta un punto focale di interesse per i sistemi produttivi emergenti, come testimoniano le varie delegazioni di investitori stranieri in cerca di opportunità nel più grande paese del continente senza sbocco sul mare.

Secondo le ultime stime del ministero delle Finanze etiope, la crescita economica dello stato dell’Africa orientale è proiettata al 11% annuo, grazie soprattutto alla conclusione del piano quinquennale di sviluppo economico, sociale e ambientale, varato da Addis Abeba nel 2010.

Le dichiarazioni dell’esecutivo sulle future previsioni di tassi di crescita superiori al 10% vengono però ridimensionate dai dati aggiornati della Banca Mondiale, che valutano un tasso di crescita del Pil etiope pari al 6,9% per l’anno in corso, superiore comunque alla media dell’Africa Sub-Sahariana (stimata al 4,6% per il 2015). Inoltre, le stime dell’Istituto di Washington confermano un’evoluzione in negativo del Pil etiope, corrispondente al 6,6% per il 2016 e al 6,7% per il 2017. Nel complesso, però, i dati macroeconomici più significativi dell’economia etiopica sono decisamente superiori alla media africana.

Lo sforzo per raggiungere importanti obiettivi di modernizzazione e crescita è stato infatti premiato dall’abbattimento della percentuale di popolazione che vive sotto la soglia di povertà (scesa dal 38,9% al 29,6%, pur in un quadro di forte crescita demografica) e nella drastica riduzione della mortalità infantile al di sotto dei 5 anni di età (scesa dal 70% del 2005 al 44% del 2014).

In questo modo, le carestie degli anni ottanta che uccisero più di un milione di persone sembrano ormai solo un brutto ricordo, mentre in tanti settori l’Etiopia sta diventando una terra di grandi opportunità per gli investitori, con buona pace di chi ritiene prioritario il rispetto dei diritti umani.

Categorie: Diritti umani, Politica | Tag: , , , | Lascia un commento

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