La tecnologia digitale sta aiutando l’agricoltura in Africa

L’Africa dell’innovazione gioca da tempo le sue carte migliori nel settore delle applicazioni smartphone o sistemi studiati per semplici cellulari. La tecnologia mobile è diventata un valore aggiunto grazie a sviluppatori e incubatori d’impresa formati da giovani talenti, che rivolgono l’attenzione a settori, come agricoltura e pesca, che rappresentano l’economia portante del continente.

Alcune iniziative fanno capo a InfoDev, programma di assistenza e finanziamento della World Bank, che prevede di partecipare a competizioni, dove si mostrano i risultati delle proprie idee e sperimentazioni ed eventualmente si accede a finanziamenti e anche a una buona dose di pubblicità.

Così è andata – per esempio – per Farmerline in Ghana. In sostanza un programma che consente di inviare messaggi agli agricoltori nelle loro lingue locali, dando accesso a informazioni finanziarie sui prezzi di mercato, su tecniche di coltivazione trasmesse da un team di esperti a contadini sparsi anche in piccoli e isolati villaggi.

E con l’ausilio di coordinate Gps, sempre in Ghana, è stato un modello, il CocoaLink, pensato per mettere in comunicazione i produttori di cacao delle piantagioni dell’area occidentale della Regione (il Ghana è il secondo esportatore mondiale dopo la Costa d’Avorio) e fornire scambi di informazioni sia tra loro che da parte di esperti. Dopo una fase pilota il progetto è passato al Ghana Cocoa Board.

Anche Mlouma – dal Senegal – si rivolge al mondo agricolo, ma fa di più: il sito è anche una piattaforma di e-commerce dove è possibile mettere in vendita e acquistare frutta e verdura dai produttori locali. Ovviamente l’accesso è possibile anche attraverso una app mobile.

In Kenya è direttamente una compagnia telefonica, i-Shamba, ad aver strutturato un sistema che consente agli agricoltori – dietro un modesto costo di abbonamento per il servizio – di ricevere informazioni sulle valutazioni di mercato o suggerimenti e indicazioni in caso di problemi con le colture o il raccolto.

Sempre in Kenya, ma nel settore della pesca, è nato l’Electronic Fish Market Information System (Efmis-Ke), un progetto per archiviare e inviare informazioni. Uno strumento pensato non solo per i pescatori, ma per controllare e migliorare la fauna del grande lago Vittoria e dei laghi Turkana, Naivasha, Baringo e l’intera fascia della costa marina. Il progetto porta la firma dell’Istituto di ricerche marine e sulla pesca keniota. E ancora in Kenya, la piattaforma Akili facilita la tracciatura dei prodotti e la catena di produzione.

Altra applicazione mobile rivolta agli agricoltori, stavolta in Tanzania, è Farming Instruction, che si propone di offrire informazioni – online e offline – ai contadini e alle loro comunità. Text To Change, in Burkina Faso, Kenya ma anche Tanzania, è una piattaforma di messaggistica che – spesso in accordo con programmi e campagne dei governi locali – invia informazioni agli utenti e possessori di cellulari.

Applicazioni e utilizzo sempre più diffuso del cellulare hanno anche consentito la crescita dell’home banking. Per molti piccoli agricoltori è ancora difficoltoso capire come accedere a tali servizi e convincersi della loro utilità. Ma programmi come l’E-voucher in Zimbabwe, l’E-wallet in Nigeria, l’M-Malawi in Malawi, al di là dei numeri e del successo (in alcuni casi mancato), hanno proprio l’obiettivo di aprire canali nuovi e più moderni anche per operazioni commerciali e transazioni di denaro di piccola e media portata.

Il problema è capire se la vecchia generazione di pescatori e agricoltori dell’Africa sub-sahariana sia disponibile (e capace)  a correre così velocemente per stare al passo con i cambiamenti? Un recente rapporto della Fao evidenzia il costante processo di urbanizzazione, in corso non solo nel continente Africa. Il report fa notare anche che l’agricoltura africana è mossa da mani anziane.

L’età media degli agricoltori è 60 anni e questo nonostante il 60% della popolazione africana sia al di sotto dei 24 anni di età. La speranza può venire proprio da un nuovo modello – pare emergente – di giovani proprietari di terre o possessori di imbarcazioni da pesca, urbanizzati ma tecnologizzati. Vivono in città e spesso hanno un doppio lavoro ma controllano le loro terre e coltivazioni grazie a piattaforme online, app, smartphone.

A questi si rivolge il risultato di una ricerca IBM, EZ-Farm. Il progetto – ancora in fase di sperimentazione – è l’ingegnosa combinazione di un sensore che registra lo stato del terreno, di un sistema di verifica del livello dell’acqua nel serbatoio e di una camera ad infrarossi che registra la crescita delle piante. Tutte informazioni che sarà possibile trasmettere via app agli agricoltori tecnologizzati, ormai all’avanguardia rispetto ai loro padri.

Categorie: Agricoltura, Commercio, Nuove tecnologie | Tag: , , , , | Lascia un commento

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