La rapida crescita dei milionari in Africa

x10_richest_people_in_Africa_w750xh430.jpg.pagespeed.ic.7NnhB3RuAH__1440413007_92009L’ultimo rapporto congiunto della società di ricerca sudafricana New World Wealth e della società di servizi Lio Global rileva che in Africa ci sono 160mila milionari. Un dato che rispetto al 2000 evidenzia una crescita del 145%, pari al doppio della media mondiale, equivalente al 73% e di poco superiore al 136% registrato in Medio Oriente nel medesimo periodo. Negli ultimi 15 anni, il continente africano è superato soltanto dal 278% dell’America Latina.

Molto positive anche le stime di crescita da qui al 2024, che indicano un incremento del 45% dei cittadini africani con un patrimonio individuale superiore al milione di dollari, pari a 234 mila unità. Lo scorso novembre, la New World Wealth (Nwh) aveva stilato un’altra classifica, quella dei paesi africani nei quali è prevista una maggiore crescita di milionari nel prossimo decennio.

La società di ricerca ha operato la sua indagine in relazione ai patrimoni del segmento Hnwi (High Net Worth Individual, individui che possiedono un alto patrimonio netto), con il quale vengono tipicamente indicati i cosiddetti “paperoni” del pianeta, il cui patrimonio globale netto personale, immobile di residenza escluso, supera il milione di dollari secondo la definizione di Capgemini-Merril Lynch.

La graduatoria posiziona il Mozambico come il paese africano in cui è prevista la più rapida crescita di milionari, seguito da Zambia, Costa d’Avorio, Tanzania ed Etiopia. Da rilevare, che la Nigeria, principale economia dell’Africa, è classificata solo in 13esima posizione; mentre il Sudafrica, seconda economia del continente, è al 15esimo posto.

Secondo gli analisti di Nhw, nel caso della Nigeria la debole performance è determinata dalle tensioni etnico-religiose nella parte settentrionale del Paese. Quella del Sudafrica è in particolare influenzata negativamente da sfide politiche e da difficoltà nella creazione di nuovi posti di lavoro. Il dato che colpisce nella lettura di questi rapporti è  la velocità di progressione davvero impressionante con cui sono aumentati i milionari africani, sebbene andrebbe considerato che in Africa si partiva da zero e qualunque incremento diventa clamoroso.

Tuttavia, è indubbio che il continente è interessato da un’esplosione della ricchezza derivata dall’apertura all’economia globale, della quale beneficiano, però, solo un piccolo numero di individui già incredibilmente ricchi. Se proviamo a confrontare l’annuale classifica dei super ricchi realizzata dalla rivista Forbes, possiamo constatare che la lista dei milionari africani nel 2015, rivela che rispetto al 2011, i nomi dei facoltosissimi africani che già figuravano nella graduatoria di quattro anni fa, hanno registrato un massiccio incremento del valore dei loro patrimoni, in particolare quelli che detengono quote significative nelle principali società quotate in borsa.

C’è comunque da rilevare che al confronto con gli altri continenti il numero assoluto dei milionari africani resta modesto, senza contare che stiamo monitorando un’area che comprende 54 paesi, 1,111 miliardi di persone e un Pil combinato, relativo al 2014, di 2.47 trilioni di dollari. Un aumento che rispecchia la crescita economica africana, ma evidenzia al tempo stesso un preoccupante incremento della disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza.

Le ultime stime della Banca mondiale, risalenti al 2011, indicano che i cittadini africani con un reddito disponibile pari a 1,25 dollari al giorno (la soglia convenzionale della povertà) corrispondono al 46,8% dell’intera popolazione. Appare evidente, che la crescita dell’Africa non ha inciso sulla povertà, a causa degli alti livelli di disuguaglianza. Una situazione destinata a perdurare fin quando il continente non intensificherà in maniera cospicua gli investimenti in infrastrutture, soprattutto nelle zone rurali dove la povertà è più concentrata.

Inoltre, per ridurre la profonda disuguaglianza che la contraddistingue, l’Africa dovrà incrementare e capitalizzare l’istruzione di qualità, che può incentivare in maniera notevole la crescita della classe media. Senza dimenticare di diversificare i propri investimenti, in modo da creare un’economia più stabile e sempre meno legata alla fluttuazione dei prezzi delle materie prime.

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