Da oltre quattro anni, il nord del Camerun continua a essere oggetto di sanguinosi attacchi da parte dei miliziani di Boko Haram, nei quali hanno perso la vita centinaia di civili e numerosi soldati. Tuttavia, la recente scelta del gruppo jihadista nigeriano di compiere attentati suicidi nelle due città camerunensi di Fotokol e Maroua, evidenzia l’attitudine dei terroristi islamici ad adottare tale forma di violenza anche al di fuori dei confini nigeriani.
D’altronde, Boko Haram in Camerun ha operato nelle più disparate forme di violenza, che vanno dal rapimento a scopo di estorsione di cittadini stranieri, agli omicidi, rapine e attentati nei confronti di militari camerunensi. La pressione delle operazioni militari nigeriane su Boko Haram ha costretto i suoi miliziani a cercare rifugio fuori del paese e il Camerun grazie alla porosità dei propri confini e a varie parentele, ha permesso ai radicali islamici nigeriani di infiltrarsi nel suo territorio, soprattutto nelle zone vicino al confine nigeriano.
Più esattamente nell’area del lago Ciad, un vasto corso d’acqua poco profondo e paludoso, disseminato da centinaia di isolotti, e nella foresta di Sambisa, che copre una superficie di 60mila chilometri quadrati nello Stato federale di Borno. Tutto ciò ha rafforzato la volontà di Boko Haram di trasformarsi in una minaccia regionale. Un’ipotesi da tempo supportata da accreditati analisti del settore, come confermano l’opinione del direttore esecutivo di GlobalStrat Oliver Guitta e quella dell’esperto israeliano di anti-terrorismo Ely Karmon.
In effetti, la popolazione camerunense è di 21 milioni di abitanti ed è composta da più di 250 gruppi etnici, molti dei quali affondano le loro radici in altri paesi africani. Tale diversità si rispecchia anche nella religione, con una maggioranza del 63% di cristiani, circa il 22% di musulmani e il 15% comprendente animisti e aderenti a varie credenze tradizionali indigene. Le marcate differenze che influenzano il paese sono frutto dell’accordo anglo-tedesco siglato il 15 novembre 1893, che ha sancito la divisione del territorio di Adamawa tra la Nigeria e il Camerun con una formula che non ha rispettato i confini etnici.
Di conseguenza, l’attivismo religioso che animava l’emirato di Adamawa non si è mai sopito e i musulmani della zona sono stati sempre ostili alla suddivisione del loro territorio e ai regimi laici introdotti in Camerun. Tale affiliazione storica ed etnica è essenziale per comprendere la diffusione del jihadismo nel paese africano. Tuttavia, va tenuto conto che l’attuale minaccia islamista proviene da fonti esterne dal Camerun, soprattutto dalla Nigeria.
Altro fattore da tenere in considerazione è insito nel fatto che, nonostante il Camerun sia considerato uno dei paesi più stabili dell’Africa, negli ultimi venticinque anni non è mai stato immune da attacchi terroristici. Malgrado ciò, Yaoundé ha scarsa esperienza nella lotta contro il terrorismo e utilizza tattiche militari convenzionali, insufficienti a contrastare efficacemente a lungo termine la minaccia jihadista.
Per questo, il Camerun ha intrapreso una serie di provvedimenti per arginare la crescente minaccia estremista, tra cui il dispiegamento di 8.500 soldati camerunesi lungo il confine con la Nigeria, il divieto per le donne di indossare il velo islamico integrale, il rimpatrio di duemila clandestini nigeriani e la chiusura di moschee e scuole coraniche. Inoltre, il 14 agosto, il presidente Paul Biya ha nominato dei nuovi generali per intensificare la lotta contro i radicali islamici nell’ambito delle operazione portate avanti dalla forza militare congiunta di cui fa parte con Ciad, Benin, Niger e Nigeria, approntata nei mesi scorsi per intensificare l’azione di contrasto a Boko Haram.
Da notare, che fino al mese scorso, nessuno dei graduati dell’esercito camerunense in prima linea contro il gruppo nigeriano aveva il grado di generale. Una lacuna cui il presidente ha voluto porre rimedio promuovendo al grado apicale cinque colonnelli, già impegnati nel contrasto ai militanti attivi soprattutto nell’area nord-orientale della Nigeria.
Ciononostante, la lotta contro Boko Haram in Camerun deve ancora raggiungere il suo culmine. Per essere in grado di respingere l’incombente minaccia, il governo dovrà intraprendere altre iniziative come rafforzare le sue frontiere, eliminare la corruzione all’interno delle forze di sicurezza e rendere più salda la cooperazione a livello regionale e internazionale.