Elevata capacità di lavoro, strategie commerciali efficaci e una vasta rete di produzione sono tra i punti di forza del gruppo industriale guidato dal miliardario nigeriano Aliko Dangote, secondo un nuovo rapporto realizzato da Boston Consulting Group. Senza dubbio, da quando lo zio Abdulkadir Dantata gli prestò i soldi per avviare una ditta di import-export a Lagos, il businessman cinquantottenne di strada ne ha fatta tanta, fino a diventare l’uomo più ricco dell’intero continente africano.
Il tycoon ha edificato il suo impero sul cemento, di cui la sua Dangote Cement Plc, oltre a essere la più grande società quotata in borsa della Nigeria è anche il secondo maggior gruppo africano operante nel settore, con una produzione di oltre 43 milioni di tonnellate all’anno e una strategia aziendale finalizzata a raddoppiarla entro il 2018, come dimostra la recente apertura di nuovi stabilimenti in Camerun, Etiopia, Zambia e Tanzania. Senza dimenticare, la firma, nel mese di agosto, di un contratto dal valore di 4,3 miliardi di dollari con la cinese Sinoma International Engineering per la realizzazione di undici nuovi cementifici, dieci in Africa e uno in Nepal.
Oltre all’industria del cemento, i suoi interessi sono rivolti anche al comparto energetico, come dimostra l’investimento di 11 miliardi di dollari per l’acquisto di una raffineria di petrolio vicino a Lagos, dove vengono estratti 650mila barili al giorno. Dangote si sta impegnando anche per quadruplicare la fornitura di gas in Nigeria con la costruzione di condotte attraverso il sostegno finanziario di Carlyle Group LP e Blackstone Group LP, le due più grandi società di private equity del mondo.
Ma gli interessi del magnate africano spaziano in altri diversificati settori che vanno dalle telecomunicazioni alla logistica, dai trasporti al packaging, passando per la produzione di pasta e farina, ma soprattutto dello zucchero, di cui il Dangote Group detiene ben il 70% del mercato nigeriano. Il suo impero commerciale, ai primi di novembre, è stato valutato da Bloomberg 13,7 miliardi di dollari, in crescita di 42,7 milioni di dollari dall’ultima rilevazione, dimostrando come Dangote attraverso le sue aziende sia ormai in grado di influenzare l’economia del continente e di contribuire in maniera significativa alla sua trasformazione, incrementando il successo dei grandi gruppi africani che stanno cominciando a contrastare il dominio delle multinazionali, in un mercato in forte espansione regionale.
In un video pubblicato tre anni fa, Dangote ha spiegato che un imprenditore deve possedere una visione globale del mercato ed essere sempre in grado di calcolare i rischi. “È necessario pensare in grande, perché se ti senti piccolo rimarrai tale per tutta la vita. E devi essere sempre coerente, considerando che quando si avvia un business, potrebbero verificarsi alti e bassi, ma ciò non significa che non funzionerà”. La stessa filosofia con cui gestisce il suo gruppo, con sede a Lagos, che con 26mila dipendenti è la più grande impresa privata africana.
Il ricco uomo d’affari ha inoltre acquisito la vena filantropica di altri miliardari come Bill Gates e Richard Branson. Vent’anni fa ha creato la Fondazione Dangote, che fino ad oggi ha distribuito oltre cento milioni di dollari per cause benefiche in Nigeria e in tutta l’Africa. Nel 2012, ha unito le forze con la Gates Foundation per la lotta contro la poliomielite in Nigeria, che lo scorso settembre è stata rimossa dalla lista dei paesi in cui la malattia è endemica; mentre nel dicembre dello scorso anno ha stanziato un piano di aiuti da tre milioni di dollari per le vittime dell’epidemia di ebola in Africa occidentale. Mr. Dangote, come molti suoi connazionali, è anche un grande tifoso di calcio e ha manifestato tutta la sua passione lo scorso maggio, quando ha dichiarato a Bloomberg di voler acquistare la squadra inglese dell’Arsenal.
La sua valenza imprenditoriale nell’arco dei 35 anni di attività gli ha permesso di accumulare un’enorme fortuna, ma gli ha attirato anche numerose critiche dai suoi detrattori i quali sostengono che il successo delle sue imprese derivi da un monopolio di fatto su molti settori economici della Nigeria. Un accusa che troverebbe conferma nello scorrere la lista dei prodotti per i quali esiste un divieto di importazione in Nigeria, nella quale figurano tutti i settori nei quali il gruppo Dangote detiene cospicui interessi.