Domenica scorsa, si è chiuso l’annuale workshop organizzato dal think tank Il Nodo di Gordio con il patrocino del Ministero degli Affari esteri, del Cnr e di due importanti Atenei italiani. Anche quest’anno l’evento, giunto alla sua XIII edizione, si è tenuto a Montagnaga, in provincia di Trento, dove nei tre giorni di lavori molti esperti si sono confrontati sull’evoluzione dei rapporti e dei nuovi scenari lungo la Via della Seta.
L’antico insieme di percorsi carovanieri e rotte commerciali che ai tempi di Marco Polo congiungeva la Cina al Vicino Oriente e al bacino del Mediterraneo, lungo il quale nei secoli hanno transitato carovane di cammelli carichi di seta, si è ampliato e attualizzato coinvolgendo ormai non soltanto Europa ed Asia ma anche l’Africa. Un unico maxi continente, unito anche fisicamente, dove i rapporti evolvono a volte verso un soft power mentre in altri casi prendono la strada dell’hard power.
Durante il convegno si sono analizzate le posizioni di vari paesi e sono state vagliate le opportunità ed i problemi che si prospettano per l’Italia in questo sistema di reti economiche, militari e culturali sempre più capillari e diffuse attraverso le quali si susseguono scambi frenetici ed emergono costantemente nuovi problemi.
Il mio intervento registrato nel corso dell’evento (inizio al minuto 30:48) rientra nel panel coordinato da Matteo Carnieletto, redattore de ilGiornale.it e responsabile del sito OcchidellaGuerra.it. I relatori che mi hanno preceduto sono Alberto Negri, inviato speciale de Il Sole 24 Ore, e Michela Mercuri, docente di Storia contemporanea dei paesi mediterranei presso l’Università degli Studi di Macerata.
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