Il Botswana (in crisi) celebra cinquant’anni d’indipendenza

Oggi il Botswana celebra il cinquantesimo anniversario dell’indipendenza dal Regno Unito, un momento importante per l’orgoglio nazionale del paese africano, che nel corso di questo mezzo secolo è stato protagonista di un ragguardevole sviluppo, confermato dagli eccezionali risultati raggiunti dal punto di vista istituzionale ed economico. Tuttavia la piccola nazione africana ha cominciato a fare i conti con una dura crisi finanziaria.

Una crisi che stride col fatto che fino a due anni fa lo Stato dell’Africa australe era considerato il più prospero dell’intero continente. Nel corso di questi cinquant’anni, il Botswana è stato infatti protagonista di un ragguardevole sviluppo, confermato dagli eccezionali risultati raggiunti dalla piccola nazione africana dal punto di vista istituzionale ed economico.

Dal 2008, alla guida del paese c’è Seretse Khama Ian Khama, il figlio maggiore di sir Seretse Khama, padre dell’indipendenza e primo presidente della Repubblica del Botswana. Nel corso di questi otto anni, Ian Khama, che è stato riconfermato nell’ottobre 2014, ha gestito il potere seguendo le linee politiche avviate dai predecessori Festus Gontebanye Mogae e Ketumile Joni Masire.

I due presidenti hanno assicurato stabilità alla nazione con l’adozione di un sistema di governo volto a garantire un appropriato impiego delle risorse pubbliche. Seretse Khama junior ha proseguito il loro percorso operando scelte politiche accorte, che hanno consolidato le riforme economiche e sociali. La buona governance, certificata dall’Indice Ibrahim che ha classificato il Botswana come la terza nazione meglio governata del continente africano, ha consentito una gestione politica esercitata all’interno di un quadro democratico compatto, che ha sempre garantito elezioni parlamentari competitive e libere, regolarmente tenute nel rispetto della Costituzione.

Tutto ciò, ha favorito lo sviluppo del Botswana, che dalla sua indipendenza ha quasi sempre registrato un tasso di crescita medio annuo di tutto rispetto e uno dei più elevati Pil pro capite dell’Africa sub-sahariana, che negli ultimi tre anni ha superato i settemila dollari per abitante. Una performance economica di indubbio rilievo avvalorata dal fatto che, al momento dell’indipendenza, il Botswana aveva due scuole, quaranta laureati e una sola strada asfaltata di quindici chilometri, nessun sistema di trasporti pubblici, elettricità o linee telefoniche ed era la terza nazione più povera al mondo.

Inoltre, non è stato certamente facile creare sviluppo in un paese attualmente popolato da poco meno di due milioni e 300mila persone, privo di sbocco sul mare, con gran parte del territorio costituita da deserti e dotato di risorse naturali inferiori a molti altri paesi africani.

Gli enormi progressi compiuti in questo primo mezzo secolo d’indipendenza hanno origine dalle politiche economiche adottate dal primo presidente Seretse Khama, che utilizzò un approccio finanziariamente sostenibile, aprendo le miniere agli investitori esteri e tessendo saldi legami commerciali internazionali.

Nei primi sei anni di governo, il padre della patria tagliò in maniera significativa la spesa pubblica, consentendo una crescita del Pil che si attestò intorno al 15% l’anno. L’esecutivo di Gaborone aumentò così la propria credibilità e fu in grado di attrarre investimenti stranieri grazie all’applicazione di imposte ridotte sulle imprese minerarie e a un’aliquota sui redditi altrettanto ridotta, oltre alla garanzia del totale rispetto della proprietà privata e alla mancanza di spese per la difesa (nei primi dieci anni dall’indipendenza il paese era privo di esercito). Di conseguenza, la presenza d’importanti investimenti stranieri nell’area allontanò la necessità di aiuti economici da parte del Fondo monetario internazionale e della Banca mondiale, che si ritrovarono a svolgere un ruolo meramente consultivo.

Nell’ultimo anno, però, il miracolo economico del Botswana ha subito una battuta d’arresto. Tutto si è palesato nel settembre 2015, quando il presidente Ian Khama ha annunciato che le previsioni di crescita erano state ridotte del 50% a causa del calo del prezzo dei diamanti, di cui il Botswana è il principale produttore mondiale. Il commercio di diamanti rappresenta circa l’80% dei proventi da esportazioni, oltre il 30% del Pil e, secondo il World Diamond Council, produce quasi un terzo delle entrate statali. Tuttavia, il vistoso rallentamento della domanda di gemme, registrato dalla fine del 2014, ha influito sull’economia del paese.

Un influenza tanto negativa da costringere Gaborone a utilizzare parte degli 8,5 miliardi di dollari di riserve valutarie per stimolare la crescita. Mentre pochi giorni fa, nel bel mezzo dei preparativi per celebrare il golden jubileela Banca del Botswana ha reso noto che la crescita economica ha raggiunto un livello critico, come indicano il rallentamento dell’economia, l’aumento della pressione sulla spesa pubblica e l’elevato incremento della disoccupazione, salita al 17,8%.

Il governatore della banca centrale Linah Mohohlo ha spiegato che negli ultimi cinquant’anni anni, lo sfruttamento delle risorse minerarie ha aiutato il Botswana a collocarsi nella fascia dei paesi a reddito medio, ma adesso si rendono necessarie nuove alternative per sostenere il progresso economico, dal momento che i minerali sono risorse esauribili.

Secondo Mohohlo, per facilitare la corretta attuazione del 11esimo piano di sviluppo nazionale, il governo deve garantire che la prossima fase di crescita economica sia guidata dall’efficienza e dell’innovazione, due pilastri che permetteranno al paese di competere a livello regionale e globale. Intanto oggi il blu, il bianco e il nero della bandiera del Botswana sventolano in alto sulle strade di Gaborone per celebrare mezzo secolo d’indipendenza.

Categorie: Economia, Politica | Lascia un commento

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