Ieri alla Farnesina, nel corso della conferenza “L’Africa è noi. Sfide e prospettive comuni alla luce dei dati dell’African Economic Outlook 2016”, si è parlato delle strategie di cooperazione italiana con il continente. Dai lavori è emerso che l’Italia negli ultimi due anni ha acquisito un nuovo slancio nelle relazioni con l’Africa, che in due anni l’hanno portata ad aumentare del 100% gli investimenti diretti nei confronti della macroregione.
“È innegabile che l’Italia negli ultimi due anni abbia acquisito un nuovo slancio nelle relazioni con l’Africa che, come testimonia un recente studio di E&Y, l’hanno portata ad aumentare del 100% gli investimenti diretti nei confronti del grande continente, passando dal 22° all’11° posto nell’elenco dei paesi investitori. Investimenti necessari per uno sviluppo congiunto effettuati nella consapevolezza che non esiste una sola Africa, ma tante Afriche, dove molti Stati offrono valide opportunità di sviluppo”.
Così il viceministro degli Esteri con delega alla cooperazione allo sviluppo, Mario Giro, ha aperto i lavori della conferenza “L’Africa e noi. Sfide e prospettive comuni alla luce dei dati dell’African Economic Outlook 2016”, tenuta il 10 novembre alla Farnesina.
Nel corso del suo intervento introduttivo, Giro ha toccato numerosi punti chiave del nuovo corso della politica italiana nei confronti del continente, sottolineando come l’Italia abbia rinnovato il proprio impegno verso i paesi africani anche attraverso visite al più alto livello istituzionale, come quelle compiute nei mesi scorsi dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dal presidente del Consiglio Matteo Renzi. Oltre alle missioni diplomatiche del ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, che proprio in questi giorni sta visitando Niger, Mali e Senegal per ribadire l’importanza dell’azione preventiva per arginare l’enorme flusso di migranti, che facendo tappa in Libia arrivano in Italia attraverso la rotta del Mediterraneo centrale.
Il viceministro degli Esteri ha pure evidenziato il consolidamento della nostra presenza diplomatica in Africa con l’apertura di due nuove ambasciate, in Niger (Niamey) e in Guinea (Conakry), paesi situati in due aree cruciali per la gestione dei flussi migratori.
Giro ha anche ricordato la firma di tanti contratti e accordi di partenariato siglati nella consapevolezza che l’Africa non è solo da prendere in considerazione per lo sfruttamento delle materie prime, ma anche per valorizzare le sue risorse umane. Ed in quest’ottica, ha aggiunto, che “sono stati previsti nella legge di bilancio 200 milioni di euro aggiuntivi per l’Africa, con esplicito richiamo all’Africa Act, che abbiamo presentato la scorsa estate al Parlamento per introdurre misure legislative e operative tese a rafforzare la presenza italiana nel continente”.
Giro ha voluto anche richiamare all’attenzione dell’auditorio su come l’Italia abbia spinto l’Unione europea a investire altri 500 milioni di euro nel trust fund de La Valletta che, istituito a novembre 2015 dalla Commissione europea, già impiega 1,8 miliardi di euro nella lotta contro le cause profonde della migrazione in Africa.
Il viceministro non ha ovviamente dimenticato di citare il Migration Compact, il patto sulla migrazione proposto dal governo italiano all’Ue per mettere in atto un nuovo sistema di investimenti e intese con i paesi terzi e in particolare con quelli africani, che intendono sviluppare l’economia locale, anche in funzione di contenimento delle migrazioni economiche.
Dopo Mario Giro, è intervenuta la parlamentare Lia Quartapelle, capogruppo Pd in Commissione Esteri alla camera, che ha cominciato il suo discorso sottolineando come l’Africa si stia confermando un attore importante delle relazioni internazionali sulla base del fatto che le dinamiche economiche, demografiche e politiche del continente sono destinate a produrre forti ricadute a livello globale.
Anche la deputata ha ricordato l’Africa Act, sottolineando che questo strumento è stato elaborato nella consapevolezza di una nuova centralità del continente, che finalmente non è più considerato senza speranza o, di contro, protagonista di una vertiginosa crescita economica, ma come un’area geografica capace di esprimere un’immagine più matura e strutturata.
Terminato l’intervento dell’on. Quartapelle è stata la volta di Mario Pezzini, direttore del Centro di Sviluppo dell’Ocse, che ha illustrato il rapporto annuale “African Economic Outlook 2016”, realizzato dall’organizzazione internazionale in collaborazione con la Banca africana di sviluppo (AfDB) e il Programma di sviluppo delle Nazioni Unite (Undp).
Pezzini ha spiegato che “lo studio, giunto alla 16^ edizione, registra una buona performance del continente riguardo alle questioni economiche, sociali e di governance e delinea buone prospettive per il futuro prossimo dell’Africa”.
L’alto funzionario dell’organismo di Parigi ha quindi precisato che “quest’anno il rapporto si è focalizzato sulle città sostenibili e sui percorsi di urbanizzazione caratteristici dell’Africa, spiegando come tale fenomeno stia portando a un crescente trasferimento di risorse economiche verso attività più produttive”. Pezzini ha poi citato il fenomeno dell’inurbazione sempre più accentuata in città che ancora non sono pronte ad accogliere l’esodo dalle aree rurali.
La conferenza, moderata dal direttore di Limes, Lucio Caracciolo, si è svolta di fronte a tutti gli ambasciatori africani accreditati presso lo Stato italiano, alcuni dei quali sono intervenuti ricordando che il loro continente è la seconda area del mondo per crescita, ma che è anche minacciato dal terrorismo internazionale al pari dell’Europa.
Alla luce dei vari interventi, emerge la visione di un continente inserito in un andamento ciclico, che continua a sperimentare un’alternanza tra iniziative di sviluppo e persistenza di problematiche di difficile soluzione. Senza dimenticare che le previsioni di crescita registrate nel rapporto e riportate dai relatori, non di rado vengono bruscamente smentite da dati concreti e alle usuali criticità di un continente in continua via di sviluppo, se ne affiancano spesso di nuove.
Articolo pubblicato su Nigrizia.it