Dopo la firma degli Accordi di partenariato economico (Epa) con l’Europa, al Kenya arrivano finanziamenti per 104 milioni di euro per programmi di emancipazione giuridica, di sviluppo agricolo e delle reti idriche. Gli accordi nello specifico si basano sul titolo del X Fondo europeo di sviluppo (Fes) e sono stati siglati a margine del secondo dei tre giorni dei lavori dell’Assemblea parlamentare paritetica tra l’Unione europea e i paesi Acp (Africa, Caraibi e Pacifico), conclusa martedì a Nairobi.
All’inizio della settimana, si sono incontrati a Nairobi il Commissario europeo per lo sviluppo e la cooperazione internazionale, Neven Mimica, e il presidente del Kenya, Uhuru Kenyatta. Il meeting ha avuto come obiettivo l’intensificazione della cooperazione e del dialogo politico tra le parti, e ha prodotto la firma di tre importanti accordi di finanziamento per un valore di 11 miliardi di scellini keniani (circa 104 milioni di euro).
Gli accordi nello specifico si basano sul titolo del X Fondo europeo di sviluppo (Fes) e prevedono che 2 miliardi e cento milioni degli undici miliardi di scellini keniani (Ksh) stanziati da Bruxelles, siano destinati al potenziamento delle infrastrutture idriche per porre fine, entro il 2022, alle costanti emergenze derivate dalla siccità.
Altri 3,6 miliardi di Ksh saranno utilizzati in programmi per favorire l’emancipazione giuridica nelle contee dove sorgono i cinque maggiori centri urbani e anche in quelle dove si trovano le aree più emarginate del Kenya. Lo stanziamento maggiore, equivalente a 5,3 miliardi di Ksh, sarà invece riservato a programmi di sviluppo della produzione agricola su piccola scala.
Importante segnalare che gli accordi Ue-Kenya sono stati sottoscritti a margine del secondo dei tre giorni dei lavori dell’Assemblea parlamentare paritetica tra l’Unione europea e i paesi Acp (Africa, Caraibi e Pacifico), conclusasi martedì a Nairobi. L’Assemblea si è svolta per discutere del rimpatrio dei rifugiati nei loro paesi d’origine e dell’ancora irrisolta questione degli accordi di partenariato economico, meglio noti come Epa (acronimo inglese per Economic partnership agreements).
In quest’ultimo ambito, il Kenya ha assunto una posizione quasi isolata essendo finora l’unico membro della Comunità dell’Africa orientale (Eac) insieme al Ruanda, ad aver firmato, lo scorso primo settembre, i controversi accordi di partenariato economico con Bruxelles. Il processo di negoziazione degli Epa tra l’Unione europea e l’Eac si era concluso il 16 ottobre 2014, con l’approvazione di un documento di 640 pagine.
Negli Epa ci sono diversi elementi di preoccupazione che Tanzania, Uganda e Burundi intendono appianare prima di firmarli. Tra questi, figurano i possibili effetti negativi sull’industria nazionale, che potrebbero derivare dall’esenzione di imposte sull’importazione. I timori sono originati dal fatto che, in linea di massima, i beni di produzione locale non potranno competere con i criteri di qualità e prezzo delle merci esenti da dazio importate dall’Europa, che generano anche il rischio di dumping.
Tuttavia, l’articolo 99 dell’accordo sottoscritto nel 2014 prevede clausole di salvaguardia per quei paesi, la cui bilancia commerciale può essere negativamente influenzata dallo squilibrio commerciale causato dalle importazioni esenti da dazi. Resta però da vedere se queste misure di salvaguardia siano davvero efficaci per contenere le ripercussioni prodotte dall’esponenziale aumento delle importazioni dall’Ue, in grado di mettere a rischio la stessa sopravvivenza delle industrie locali.
L’importante sostegno economico arrivato al Kenya da Bruxelles potrebbe essere letto anche in quest’ottica, che lo equiparerebbe a un’ulteriore clausola di salvaguardia dagli Epa, che nella pratica limitano a stabilire la liberalizzazione del mercato delle merci senza concretizzare valide politiche di aiuti allo sviluppo.
Articolo pubblicato su Nigrizia.it