Uno studio congiunto della Judge Business School dell’Università di Cambridge e di Energy 4 Impact sulle dimensioni e le prospettive di crescita della “finanza alternativa” in Africa, rivela notevoli progressi nell’uso dei prestiti da persona a persona tramite internet (peer-to-peer lending), in particolare in Kenya e Sudafrica. Buone anche le performance dei crowdfunding, ma manca ancora una valida legislazione in materia.
L’Alternative Finance Benchmarking Report contiene i risultati relativi allo sviluppo di queste forme di finanza alternativa in 46 paesi africani e 12 mediorientali, basati sulle rilevazioni rese dalle piattaforme che hanno risposto ai quesiti dei ricercatori. Tra dati di indagine raccolti in Africa, spiccano i progressi registrati dal peer-to-peer lending, cioè lo strumento finanziario basato sul prestito tra persone. Dal rapporto, emerge che è il terzo modello di finanza alternativa più sviluppato dell’Africa, con volumi che nel 2015 hanno raggiunto un totale di 16 milioni di dollari.
Una pratica che nel continente africano sta diventando sempre più popolare, anche perché consente di percepire somme di denaro a tassi più convenienti rispetto a quelli applicati dalle banche, in quanto creditore e contraente vengono messi in comunicazione diretta tra loro attraverso internet, senza costi di intermediazione. I due paesi africani in cui si è registrata la maggiore crescita del peer-to-peer lending sono Kenya e Sudafrica, che nel 2015 hanno rispettivamente raccolto 16,7 milioni e 15 milioni di dollari dai canali online.
Rispetto a tutti gli altri a paesi africani, il Sudafrica ha avuto anche il maggior numero di piattaforme di finanziamento alternativeon-line, corrispondenti a otto contro le tre di Egitto e Marocco, le due di Ghana e Nigeria, e una di Senegal, Uganda e Zimbabwe.
Secondo il report, l’Africa orientale è la regione del continente che ha il tasso di crescita maggiore della finanza alternativa, che nel 2015 ha raggiunto il 41% della quota totale di mercato africano, mentre l’Africa occidentale ha totalizzato il 24% e l’Africa australe il 19%.
I dati elaborati sono positivi anche riguardo il crowdfunding, la raccolta difondi online nata come forma di microfinanziamento dal basso che mobilita persone e risorse, oggi tra le forme più diffuse ed efficaci per il sostegno economico di progetti imprenditoriali e creativi.
Nell’intero continente, il crowdfunding immobiliare è quello che ha registrato i volumi medi di raccolta più alti, pari a 500mila dollari, mentre il crowdfunding equity-based (quello in cui in cambio del finanziamento è prevista la partecipazione al capitale sociale dell’impresa) ha avuto la media più alta del numero di finanziatori in Africa, 279 nel 2016.
Da evidenziare anche la buona performance africana del crowdfundingrewardbased (la raccolta fondi che in cambio di donazioni in denaro prevede una ricompensa o un riconoscimento, come il ringraziamento pubblico sul sito della nuova impresa), con quasi 20mila dollari di mediae oltre 200 sostenitori per campagna, un risultato più che soddisfacente se confrontato a livello internazionale.
Mentre il volume intermedio delle transazioni relative al peer-to-peer business, il lending dedicato alle imprese, è rimasto molto basso a 41mila dollari, con una media di 24 finanziatori per ogni campagna di richiesta fondi.
Il rapporto sottolinea, infine, che in Africa la regolamentazione per la finanza alternativa è ancora alle primissime fasi di sviluppo. Tale lacuna comporta che molte imprese, per tenersi al riparo da eventuali rischi, attendono che i paesi africani implementino il quadro normativo del settore.
Articolo pubblicato su Nigrizia.it