Nonostante la decisione di adottare l’Agenda 2063 dell’Unione Africana, la recente crescita economica del continente non si è tradotta in adeguati programmi di investimenti per potenziare scienza, tecnologia e innovazione. Il risultato è riassumibile in un’insufficiente competitività in questi settori, come rileva l’Africa Capacity Report 2017, che con l’ausilio di un indice composito di valutazione monitora gli insufficienti progressi raggiunti dall’Africa nei tre ambiti primari.
“L’Africa non è ancora sufficientemente sviluppata nel campo della scienza, della tecnologia e dell’innovazione, in modo tale da diventare sufficientemente competitiva nei tre settori chiave per lo sviluppo sostenibile del continente”.
Questa la conclusione dell’Africa Capacity Report 2017, lo studio annuale della African Capacity Building Foundation (Acbf), che monitora i progressi raggiunti dall’Africa in Scienza, Tecnologia e Innovazione (STI). L’Acbf ha stilato un indice composito (African Capacity Index – ACI) per misurare la capacità del continente in termini di competitività nei tre settori, basandosi su quattro sotto indici che valutano l’ambiente politico, i procedimenti di attuazione, i risultati del rafforzamento dei singoli settori a livello nazionale e gli esiti delle attività finalizzate allo sviluppo delle capacità della STI.
La lunga disamina registra una situazione rilevantemente negativa in materia, riscontrando gravi lacune del continente nelle competenze tecniche fondamentali per progredire nella scienza, tecnologia e nelle strategie di innovazione. Per questo, raccomanda alle istituzioni regionali di stringere legami tra università, governi, industria, organismi non statali e mercato del lavoro, per promuovere i tre settori.
Inoltre, viene evidenziato come gli investimenti in istruzione scientifica e tecnologica, ingegneria e matematica, siano di vitale importanza per l’Africa al fine di accelerare l’innovazione, promuovere la competitività e raggiungere una massa critica di risorse umane e strumentali in questi settori strategici.
È anche interessante notare come la situazione sia diventata ancora più critica per il continente dopo l’adozione dell’Agenda 2063 dell’Unione Africana, che pone al numero uno delle sette aspirazioni proprio la crescita inclusiva e lo sviluppo sostenibile del continente.
Nello specifico, il report prende in esame 44 paesi, con il Marocco che occupa la prima posizione dell’Aci, seguito da Mozambico e Rwanda. I tre Stati, insieme ad altri sei (corrispondenti in totale al 20,5%) figurano nella parte alta dell’indice capacitivo, che varia da 60 a 80 punti. Solo due paesi, Swaziland e Repubblica Centrafricana (corrispondenti al 4,5%), compongono la fascia bassa della graduatoria, che si connota tra i 30 e i 40 punti. I restanti 33 paesi monitorati nel rapporto (corrispondenti al 75%), rientrano nella fascia media dell’indice, stabilita tra i 40 e i 60 punti.
Importante notare che nessun paese si posiziona nella parte più alta dell’indice, che si articola tra gli 80 e 100 punti. Allo stesso modo, nessuno dei 44 viene relegato nei bassifondi della graduatoria, con punteggi inferiori a 30.
Nella sostanza, gli indicatori rilevano che l’Africa sta ottenendo un graduale progresso nello sviluppo delle sue capacità relative alla STI, ma che nei risultati si dimostra ancora insufficiente, anche perché molti dei paesi presi in esame non lo considerano ancora una priorità.
In una certa misura, il ritardo della capacità di sviluppo della STI è legato anche al fatto che la maggior parte dei paesi africani devono ancora convertire il loro impegno politico in programmi pratici per favorire la crescita dei tre settori.
Per questo, il continente deve ancora affrontare numerose sfide per migliorare il risultato dell’incremento delle capacità STI, che non hanno beneficiato neanche dalla crescita economica che non è riuscita a rendere competitiva l’Africa a livello mondiale nell’innovazione, accesso a internet e negli investimenti in ricerca e sviluppo.
Articolo pubblicto su Nigrizia.it