Uno studio rivela le nuove rotte dei minerali insanguinati

L’ultimo rapporto pubblicato dalla società di consulenza Verisk Maplecroft spiega perché i rischi di possibili abusi e violazioni dei diritti umani, cui sono esposti i lavoratori impegnati nell’estrazione dei cosiddetti “minerali di conflitto” (3TG), si stanno estendendo ben oltre i paesi africani, considerati fonte primaria nella catena di fornitura di queste materie prime, mediante le quali i signori della guerra finanziano i conflitti locali.

La ricerca ha esaminato venti fattori di rischio di natura politica, sociale e ambientale relativi all’estrazione e al commercio di tantalio, stagno, tungsteno e oro (noti anche con l’acronimo 3TG derivato dalle tre T dei primi tre – stagno è tin in inglese – più la G di gold, oro) nei principali paesi produttori a livello globale di questi minerali.

L’analisi condotta dalla multinazionale britannica mostra che i paesi africani della regione dei Grandi Laghi, in particolare la Repubblica democratica del Congo, non sono più né gli unici né i più importanti fornitori di 3TG, fondamentali per la produzione di dispositivi ad alta tecnologia e batterie per auto elettriche, per citare solo un paio di esempi. Secondo le conclusioni degli analisti di Verisk Maplecroft, infatti, i quattro minerali sono prodotti anche sotto il controllo di gruppi armati attivi in Myanmar (ex Birmania) e Colombia, al fine di finanziare la guerriglia nei due paesi.

Uno tra i più importanti di questi gruppi è lo United Wa State Army (Uswa), un esercito formato da oltre 30 mila uomini, che grazie al sostegno di Pechino dal 1989 controlla di fatto lo Stato di Wa, nel nord-est del Myanmar. Lo stagno prodotto nelle miniere di Man Maw sotto il controllo dei ribelli birmani viene esportato nella vicina Cina e immesso nelle catene di fornitura di oltre 500 aziende locali, che producono materiale elettronico. Nel 2003, l’Uwsa è stata sanzionata dal governo degli Stati Uniti per il suo coinvolgimento nel traffico internazionale di stupefacenti.

In Colombia, invece, alcune formazioni armate come l’Esercito di liberazione nazionale (Eln) che, dopo le Farc, rappresenta il secondo principale gruppo ribelle di ispirazione marxista attivo nella nazione latino-americana, attualmente detengono il controllo dell’attività estrattiva di ingenti giacimenti di oro e tungsteno.

Le disposizioni in vigore in Europa e negli Stati Uniti per risalire all’esatta catena di fornitura di un dato minerale e renderlo tracciabile, si sono finora concentrate sulle nazioni della regione dei Grandi Laghi, nonostante la miriade di rischi che possono sorgere nelle catene di approvvigionamento di atri paesi.

Nella sua valutazione, Verisk Maplecroft ha evidenziato che lo stagno è il minerale che comporta il più alto rischio di violazioni dei diritti degli operai impiegati nelle miniere. Al di fuori della Repubblica democratica del Congo, lo sfruttamento di minori sarebbe diffuso in tre degli otto maggiori paesi produttori: Bolivia, Myanmar e Indonesia. Mentre gli altri cinque paesi, tra cui figurano Cina e Perù, sono indicati “ad alto rischio” per il lavoro forzato di giovanissimi (nell’infografica qui sotto il trasferimento di materiale grezzo dai maggiori paesi produttori di stagno alle fonderie di Geiju, Yunnan, Cina).

Gravi violazioni collegate alla tutela della sicurezza e alla salute sul lavoro sono diffuse in tutti i maggiori paesi produttori di stagno. Questo è un problema particolarmente diffuso nel settore estrattivo informale, che vede i minatori artigianali e le comunità circostanti regolarmente esposti a numerosi pericoli, quali il rischio di frane e la diffusione di malattie contagiose come la malaria.

Un altro dei minerali 3TG ampiamente utilizzato nella produzione di apparecchi elettronici e anch’esso fortemente legato allo sfruttamento del lavoro minorile è il tantalio. La parte più significativa della produzione di questo metallo di transizione resistente alla corrosione interessa la regione africana dei Grandi Laghi, oltre a Cina e Brasile, importanti fornitori di tantalio per i paesi occidentali.

Mentre in Congo si produce anche il coltan, da cui il tantalio è derivato. L’attività estrattiva di questo minerale radioattivo, indispensabile per la costruzione di condensatori per strumenti elettronici come cellulari, computer e tablet, è in gran parte svolta da minatori artigianali e da minori, che per estrarre e trasportare il coltan dalle miniere alle aree di carico, spesso mettono a repentaglio la loro vita.

Articolo pubblicato su Osservatoriodiritti.it

Categorie: Conflitti, Diritti umani, Traffici illeciti | Tag: , | Lascia un commento

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