Aumenta la fuga di capitali illeciti che impoverisce l’Africa

L’ultimo rapporto del centro di ricerca Global Financial Integrity (Gfi) intitolato I flussi finanziari illeciti da e verso i paesi in via di sviluppo: 2005-2014 evidenzia quanto il fenomeno comprometta la crescita economica dell’Africa. Sulla base dei dati raccolti nello studio, emerge addirittura che i paesi africani porterebbero più risorse all’economia mondiale di quante ne ricevano dai paesi industrializzati a titolo di aiuti allo sviluppo.

Il rapporto realizzato dall’organizzazione non-profit di ricerca e consulenza di Washington stima che «i flussi finanziari illegali da e verso i paesi in via di sviluppo tra il 2005 e il 2014 rappresentano una percentuale che oscilla tra il 14,1% e il 24% del commercio totale di questi paesi». E come si evince dal titolo, nelle sue 68 pagine, lo studio si concentra sulle dimensioni e la continuità dei flussi di capitali che vengono illegalmente guadagnati, trasferiti e/o utilizzati.

Per individuare tali flussi, Gfi ha analizzato le discrepanze rilevate nelle statistiche commerciali bilaterali e nella bilancia dei pagamenti dei singoli paesi, facendo riferimento ai dati del Fondo monetario internazionale. Il report esamina sia le entrate sia le uscite illegali, sulla base del fatto che le prime potrebbero restare nei paesi d’origine invece di essere incanalate verso paradisi fiscali o centri finanziari offshore, mentre le seconde privano i paesi meno sviluppati di capitali che potrebbero essere tassati o investiti.

Altro dato saliente relativo all’intera decade presa in esame, è la crescita media annua dei flussi finanziari illeciti in uscita dai paesi in via di sviluppo, che ha registrato un incremento medio tra l’8,5% e il 10,1%. Limitatamente al 2014, l’ultimo anno per il quale sono disponibili i dati completi, i deflussi finanziari illegali hanno sottratto dai 620 ai 970 miliardi di dollari alle economie meno solide. Molto negative anche le stime inerenti agli afflussi di capitali illeciti per le stesse economie, che nel 2014 oscillano da 1.400 a 2.500 miliardi di dollari.

Nel corso del decennio esaminato, tra le varie aree geografiche monitorate dallo studio, spicca in negativo l’Africa sub-sahariana, dove si registrano percentuali di deflussi illeciti superiori a qualsiasi altra regione geografica analizzata nel rapporto. L’emorragia di capitali illegali tra il 2005 e il 2014 oscilla in media tra il 7,5% e l’11,6% rispetto al volume del commercio locale. Soltanto nel 2014, il volume dei capitali illeciti in uscita dalla regione è variato dal 5,3% al 9,9% del totale complessivo di esportazioni e importazioni.

Una fuga di immense somme di denaro, che priva le economie africane dell’ossigeno per gli investimenti, a beneficio delle grosse banche dei paesi sviluppati. I deflussi finanziari illeciti hanno quindi un impatto devastante sullo sviluppo economico e sulla stabilità in Africa.

Alcuni economisti dello sviluppo ritengono che l’area sub-sahariana, comunemente considerata dipendente dai flussi di aiuti dei paesi industrializzati, sulla base dei dati contenuti nel report sarebbe in realtà un esportatore netto di capitali verso il resto del mondo. Nella sostanza, le economie africane porterebbero più risorse all’economia mondiale di quante ne ricevano a titolo di aiuti allo sviluppo.

Oltre agli annosi problemi che affliggono l’Africa, il rapporto sottolinea anche quanto sia critica la situazione nei paesi dell’Europa dell’est e dalle ex Repubbliche sovietiche, compresa la Russia, che hanno registrato le percentuali più alte di afflussi di capitali illegali, stimate tra il 12,4% e il 21,0% del totale degli scambi commerciali della regione. Come arginare il problema? Il Gfi propone che tutti i paesi dovrebbero partecipare attivamente allo scambio automatico multilaterale di informazioni fiscali, messo a punto dall’Ocse e adottato dal G20.

In secondo ordine, i governi dovrebbero creare pubblici registri per verificare le informazioni sulle proprietà effettive di tutte le persone giuridiche, mentre tutte le banche dovrebbero conoscere gli estremi identificativi dei beneficiari di tutti i conti correnti accesi nei loro istituti finanziari. Infine, i governi dovrebbero richiedere alle multinazionali di rivelare pubblicamente i loro ricavi, profitti, perdite, vendite, imposte pagate, livelli di organico e società controllate paese per paese.

Articolo pubblicato su Nigrizia.it

Categorie: Economia, Sviluppo | Lascia un commento

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