McKinsey valuta (in positivo) il “modello cinese” in Africa

Il nuovo rapporto sulle relazioni e il partenariato economico Cina-Africa realizzato dalla McKinsey&Company indica che il coinvolgimento della Repubblica popolare nel continente è molto più vasto e articolato, rispetto a quanto stabilito dagli studi precedenti. Leggendo le 84 pagine piene di dati e statistiche, sembra che lo studio contrastati con molte delle critiche lanciate contro il modello aggressivo di investimento, che la Cina sta adottando in Africa.

Nello studio intitolato Dance of the lions and dragons, l’istituto di ricerca della più importante società di consulenza strategica del mondo spiega come Pechino stia favorendo l’accelerazione dello sviluppo dei “leoni” africani, anche se precisa che finora è stato difficile comprendere la piena estensione della relazione economica sino-africana, a causa della scarsa quantità di dati. La relazione intende colmare tale lacuna attraverso un’approfondita indagine condotta in otto paesi africani, che insieme costituiscono circa i due terzi del Pil della regione sub-sahariana.

Nella relazione i numeri non mancano davvero, a cominciare dalle oltre 10mila imprese cinesi che operano in Africa, il 90% delle quali private. Le statistiche proseguono con la crescita negli ultimi dieci annidi circa il 20% annuo degli scambi commerciali tra i due blocchi; mentre gli investimenti diretti esteri della Cina nel continente sono aumentati ancora più rapidamente,con un tasso di incremento annuale del 40%.

Il gigante asiatico rappresenta anche la principale fonte di finanziamento per le infrastrutture in Africa, come testimonia il suo crescente sostegno a molti dei più ambiziosi progetti infrastrutturali realizzati negli ultimi anni nella macroregione. In soli due decenni, la Cina è diventata il primo partner economico dell’Africa: i “draghi” cinesi di tutte le dimensioni e settori stanno portando capitali, competenze manageriali, know-how ed energia imprenditoriale in ogni angolo del continente.

Le imprese cinesi gestiscono il 12% della produzione industriale africana per un valore di 500 miliardi di dollari all’anno e operano in diversi settori dell’economia locale. Quasi un terzo sono attive nel manifatturiero, un quarto nei servizi e circa un quinto nel commercio e nel settore immobiliare.

La posizione dominante delle multinazionali di Pechino è ancora più marcata nelle infrastrutture, dove detengono la gestione di quasi il 50%dei contratti Epc (Engineering procurement construction – Progettazione, appalto, costruzione), per la realizzazione di impianti nei paesi africani. Un terzo delle mille aziende monitorate nel corso dell’indagine,nel 2015, ha riportato margini di profitto superiori al 20%, mentre le altre sono tutte in attivo. Inoltre, quasi un quarto ha dichiarato di aver coperto l’investimento iniziale entro un anno.

Tutte queste imprese sono pronte a rispondere in fretta alle nuove opportunità, focalizzandosi principalmente sul rispetto delle esigenze dei mercati locali in rapida crescita, piuttosto che puntare sulle esportazioni. Il report spiega che le aziende cinesi hanno realizzato investimenti che rappresentano un impegno a lungo termine per l’Africa e non a caso, il 74% di esse ha dichiarato di essereottimista sul loro futuro nel continente.

La relazione evidenzia inoltre i tre principali benefici economici che l’Africa sta traendo dagli investimenti cinesi. Primo dei quali, la creazione di occupazione e di sviluppo delle competenze, come testimonia l’assunzione dell’89% di dipendenti locali, che corrispondono a parecchi milioni di africani. Oltre al fatto, che quasi due terzi delle imprese cinesi forniscono formazione professionale ai loro lavoratori.

Un altro elemento economico benefico è il trasferimento di conoscenze e nuove tecnologie, che stanno modernizzando i mercati africani con l’introduzione di nuovi prodotti e risorse tecnologiche, come hanno fatto negli ultimi tre anni il 36% delle aziende cinesi che operano nel territorio.  Non di minore importanza, il finanziamento a basso costo e lo sviluppo delle infrastrutture, fattore che figura in cima delle priorità per cinquanta dirigenti africani del settore pubblico.

Tuttavia, se la fiorente partnership della Cina con l’Africa è un fattore positivo per le economie, i governi ei lavoratori africani, ci sono aree che necessitano di un rilevante miglioramento.  Tra queste si evidenzia una scarsa ricaduta positiva sul local sourcing, che tradotto in cifre corrisponde uno scarno 47% di imprese africane che hanno tratto profitto dagli investimenti cinesi, mentre sono ancora troppo pochi, solo il 44%, i lavoratori africani che rivestono posizioni manageriali nelle aziende cinesi che hanno investito nel continente.

Entrambe le parti evidenziano alcune criticità. Le imprese cinesi denunciano estrema preoccupazione per la sicurezza dei lavoratori e la corruzione in alcuni paesi. Per i leader africani, i maggiori punti deboli sono rappresentati dalle barriere linguistiche e culturali, mentre evidenziano i numerosi casi di sfruttamento del lavoro e violazioni ambientali da parte delle aziende cinesi. Nella sostanza, sembra che lo studio diMcKinsey contrastati con molte delle critiche lanciate contro il modello aggressivo di investimento, che la Cina sta adottando in Africa.

Non possiamo però dimenticare, che l’approccio cinese nei confronti del continente africano non può essere filantropico, ma operato all’insegna del profitto, prodotto in prevalenza dallo sfruttamento delle materie prime attraverso la realizzazione di infrastrutture.

Categorie: Cina, Cooperazione allo sviluppo, Economia | Lascia un commento

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