Un nuovo report riassume due anni di terrore in Burundi

Un nuovo studio condotto dalla Federazione internazionale per i Diritti Umani (Fidh), che denuncia come in Burundi sia in corso l’eliminazione totale delle opposizioni e l’instaurazione di una dittatura guidata dal presidente Pierre Nkurunziza. Il quadro tracciato dall’organizzazione umanitaria è molto netto: campagne di epurazione su base etnica all’interno delle forze armate e modifica della Costituzione promulgata nel 2005.

«Dallo scoppio della crisi politica in Burundi, più di 1.200 persone sono state uccise, dalle 400 alle 900 sono scomparse, molte migliaia sono state torturate, oltre10mila sono detenute senza processo e più di 400mila sono fuggite nei paesi vicini». Gli allarmanti dati sono contenuti nel nuovo studio della Fidh, che denuncia come sia quasi impossibile per gli osservatori indipendenti, in particolare Ong e giornalisti, entrare in Burundi.

Il report riassume gli sviluppi delle vicende che negli ultimi mesi hanno segnato il paese, piombato in una spirale di violenze senza fine, dall’aprile 2015, quandoNkurunziza ha deciso di ricandidarsi per un terzo mandato. La relazione rileva che tutti i componenti dello Stato e della società civile sono sottoposti alla medesima repressione, orchestrata da un regime ossessionato dal voler rimanere al potere a tutti i costi.

Nel paese i media indipendenti sono censurati o bloccati e i difensori dei diritti umani ei giornalisti sono messi a tacere, mentre gli oppositori politici vengono sistematicamente minacciati, perseguitati e spesso eliminati. Secondo la Fidh, in oltre due anni di proteste, le uccisioni e i rastrellamenti sono stati all’ordine del giorno.

A tutto questo si somma una campagna di repressione violenta verso tutti i presunti oppositori, anche all’interno del partito al potere, il Consiglio nazionale per la difesa della democrazia-Forze per la difesa della democrazia (Cndd-Fdd). Come nel caso diJean LucManirakiza, segretario del Cndd-Fdd nel distretto di Cankuzo, arrestato dalla polizia il 28 dicembre 2016, per non aver partecipato alla “Giornata per il ringraziamento”, organizzata dal presidente Nkurunziza nel dicembre di due anni prima, oltre all’accusa di non essere fedele al partito.

I misfatti vengono eseguiti quasi sempre con il sostegno dei servizi d’intelligence nazionale (Service national de renseignement – Snr) e dei militanti imbonerakure (nella locale lingua kirundi: “quelli che vedono lontano”), l’ala giovanile del partito di governo, considerata una vera e propria milizia dalle Nazioni Unite.

Il report evidenzia che una parte considerevole degli imbonerakure è militarmente addestrata e usata dal regime per imporre la sua politica repressiva e controllare la popolazione, oltre a diffondere l’ideologia del partito. Ad oggi, il numero esatto dei membri del movimento politico è ancora sconosciuto, anche se alcune stime indicano che potrebbero essere alcune decine, o addirittura centinaia, di migliaia. Mentre, almeno 20mila persone avrebbero preso attivamente parte alla repressione verso i civili e i presunti oppositori del regime.

Alcuni dei membri di imbonerakure fanno parte delle forze di sicurezza ormai da tempo, sembra però che il loro ruolo all’interno del sistema repressivo burundese sia cresciuto d’importanza durante tutto il 2016 e l’inizio del 2017. Le tecniche utilizzate dalla milizia per controllare la popolazione includono estorsioni, rapimenti, torture e stupri.

La relazione della Fidh manifesta anche estrema preoccupazione per gli slogan di incitamento all’odio e alla violenza, scanditi nel corso di alcune recenti manifestazioni dell’ala giovanile del partito di governo. Un video diffuso lo scorso primo aprile su internet e sui social media, mostra circa duecento imbonerakure, che durante un raduno nella città di Ntega, nella provincia di Kirundo, nel Burundi nord-orientale, cantano ripetutamente che gli avversari «dovrebbero morire», incitando a «mettere incinte le loro donne in modo da poter dare vita ad altri imbonerakure».

Lo stesso rituale si è ripetuto nella capitale Bujumbura, lo scorso 6 maggio, quando nei pressi della centralissima piazza dell’Indipendenza, un gruppo di circa venti imbonerakureha intonato i medesimi slogan. Il partito del presidente Pierre Nkuruziza ha condannato pubblicamente i canti, ma non va dimenticato che sono stati proprio gli alti funzionari governativi a organizzare tali manifestazioni.

Lo studio riporta pure che la Ligue Iteka, un’associazione impegnata nella difesa dei diritti umani, sostiene che negli ultimi due anni centinaia di ragazze e donne con legami con gli oppositori politici sono state violentate da uomini apparentemente appartenenti agli imbonerakure.

Nel report non mancano le critiche all’operato della comunità internazionale, che in due anni non ha dimostrato fermezza, tantomeno è stata capace di mettere in atto le decisioni assunte, in particolare le misure per la protezione della popolazione civile e il rilancio del dialogo politico.

Un lassismo che ha permesso al presidente Nkurunziza di rimodellare nel profondo il quadro politico, sociale e di sicurezza del Burundi, mettendo al contempo in opera un culto del partito e della personalità. Un culto messo in pratica erigendo monumenti alla gloria del Cndd-Fdd in ogni angolo del paese, che testimoniano come Nkurunziza sia riuscito a trasformare la sua presidenza da elettiva a una dittatura di fatto.

Categorie: Diritti umani, Politica | Lascia un commento

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