Boko Haram è sempre più efficace sui social network

Uno studio di Jacob Zenn, analista di questioni africane presso la Jamestown Foundation, monitora i progressi compiuti negli ultimi sette anni da Boko Haram nella comunicazione multimediale. La disamina dello studioso sottolinea che i jihadisti nigeriani utilizzano la rete in maniera sempre più capillare e spiega come le tre fazioni del gruppo estremista siano impegnate in un’aspra competizione, che si sviluppa sui social network.

«Negli ultimi sette anni, Boko Haram ha compiuto importanti progressi nella comunicazione multimediale, che hanno alimentato tangibilmente la sua valenza ideologica, ma allo stesso tempo anche l’antagonismo tra le fazioni rivali». Queste, in estrema sintesi, le premesse dell’analisi pubblicata sabato scorso da Jacob Zenn.

La disamina dello studioso della struttura di Washington sottolinea che i jihadisti nigeriani utilizzano la rete in maniera sempre più capillare per promuovere i loro attacchi e le punizioni corporali inflitte in base alla sharia. Secondo l’esperto statunitense, l’evoluzione digitale del gruppo ha contribuito significativamente a rendere l’attuale controllo del territorio più stabile che in qualsiasi altro momento della storia dell’organizzazione radicale islamica.

Un aspetto regolarmente omesso nei proclami del governo federale, che celebrano l’efficacia della strategia di contro-insurrezione della forza multinazionale Mnjtf, esaltando il fatto che i jihadisti nigeriani hanno perso vaste porzioni del territorio sotto il loro controllo. Tuttavia, consultando l’ultima mappa della Nigeria nord-orientale elaborata dell’Ufficio per il coordinamento degli affari umanitari delle Nazioni Unite (Ocha), oltre il 50% dello Stato del Borno è ancora sotto il controllo degli insorti, così come il confine orientale del vicino stato di Yobe e alcune zone dello Stato settentrionale di Adamawa.

L’analista della Jamestown Foundation ritiene che la crescente visibilità di BokoHaram sui social media costituisca una delle migliori opportunità per comprendere l’attuale sviluppo ideologico e operativo del gruppo estremista nigeriano. Lo studio, infatti, evidenzia che la reale forza e la presenza territoriale del gruppo possono essere dedotte dai numerosi video postati sulla rete. Uno dei quali, caricato lo scorso 13 novembre su Youtube, mostra un attacco mortale contro i militari nigeriani, ai quali viene anche sottratto un carro armato.

Ma le tre fazioni islamiste che operano nel nord-est della Nigeria, oltre che nel contrasto alla Mjtnf sono impegnate anche nella lotta per la supremazia della propaganda jihadistain Nigeria. Una competizione non meno aspra, che si sviluppa nel mondo virtuale. Ansaru, gruppo dissidente di BokoHaramlegato ad al Qaeda nel Maghreb islamico, ha un account di Telegram usato principalmente per postare versetti del Corano ed elogi dei leader qaedisti, come Ayman al-Zawahiri, o per celebrare la memoria di Osama bin Laden e del Mullah Omar.

I membri di Ansaru sono anche attivi su Facebook, ma la maggior parte dei post contengono immagini di simboli di Ansaru o di gruppi di al Qaeda attivi in Siria. Peraltro, la fazione scissionista non rilascia quasi nessuna immagine dal campo di battaglia dal 2015. La ridottissima attività in rete di Ansaru è coerente con la valutazione che la costola dissidente di BokoHaram sia ormai operativamente dormiente.

Nel frattempo, Boko Haram ha pubblicato video attraverso gli account dei suoi membri su Facebook e su Telegram, oltre che tramite il sito web di Sahara Reporters. Tale triangolazione ha consentito al gruppo di superare l’annoso problema di dover inviare il materiale di propaganda alla Agence France-Presse, che pubblicava solo alcuni minuti dei video, con grande disappunto dei militanti.

Boko Haram aveva anche un account su Telegram, ma è stato cancellato senza preavviso all’inizio di novembre 2017. L’account utilizzava il nome Khairul Huda, lo stesso utilizzato negli sfocati video pubblicati da Boko Haram, prima che nel 2010 Abubakar Shekau dichiarasse il jihad. Nondimeno, Khairul Huda mantiene una pagina su Facebook dove continua a pubblicare i filmati di Boko Haram e occasionalmente elogia il leader dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi.

Pure l’Iswap (Islamic State’s West Africa Province), la provincia dello Stato Islamico nell’Africa Occidentale, come è stato rinominato il gruppo nigeriano dopo l’adesione al Califfato nel marzo 2015, ha un account ufficiale di Telegram usato anche per diffondere i sermoni in lingua hausa del suo leader Abu Musab al-Barnawi.

Ci sono inoltre un secondo account Telegram e una pagina Facebook gestite da un sostenitore della fazione maggioritaria di BokoHaram, che rilanciai proclami del gruppo e pubblica anche materiale di propaganda in maniera autonoma. L’Iswap ha significativamente intensificato la sua attività online il 15 novembre, rilasciando per la prima volta una selezione dei suoi vecchi video su Amazon, Google Play, Vimeo, Dropbox, Flickr e altre piattaforme. In precedenza, i video del gruppo erano pubblicati su YouTube o erano scaricabili direttamente da Telegram.

Tutto questo dimostra una costante evoluzione degli spazi virtuali da parte dei gruppi, che utilizzano i social media anche per dialogare sulle differenze ideologiche e per spiegare le loro posizioni ai follower, che sono spesso membri di fazioni opposte. Finora, però, questo confronto sui social non ha portato nessun segnale di riconciliazione.

Categorie: Terrorismo | Tag: , | Lascia un commento

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