Al Qaeda prospera nei fragili Stati dell’Africa occidentale

al qaedaIl riepilogo degli attacchi terroristici di matrice jihadista, che nel 2017 hanno colpito l’Africa occidentale e le nuove alleanze dei gruppi attivi nella regione. Una puntuale analisi pubblicata dal Long War Journal, organo della Fondazione per la difesa delle democrazie, che rivela come al Qaeda mantiene inalterata la capacità di colpire in tutta l’Africa occidentale, anche se non ha condotto alcun attacco su larga scala come nel 2016.

Secondo i dati raccolti dal sito web dell’organo della Fondazione per la difesa delle democrazie (Fdd), che dal 2007 pubblica report e analisi sulla Guerra globale al terrorismo, nel 2017 al Qaeda e i suoi numerosi affiliati hanno lanciato almeno 276 attacchi nella zona presa in esame. L’elevato numero di azioni terroristiche dimostra come al Qaeda abbia sostanzialmente mantenuto inalterata la sua capacità offensiva nella vasta regione, rispetto allo scorso anno.

Il dato è ricavato dall’insieme di attacchi rivendicati o attribuiti ad al Qaeda nel Maghreb islamico (Aqmi), alla Brigata al Murabitun, ad Ansar Dine e al Fronte di Liberazione della Macina, che dal 2 marzo 2017 si sono fusi in un’unica sigla: Jama’atNusrat al-Islam wal Muslimeen – Gruppo di sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim) e hanno giurato fedeltà al leader di al Qaeda, l’egiziano Ayman al Zawahiri.

Nel 2107, il Gsim ha rivendicato direttamente 73 attentati, la maggior parte dei quali è avvenuta in  Mali. Nel computo finale del Long War Journal sono stati inclusi anche assalti compiuti in Niger e in Burkina Faso, rivendicati dal gruppo salafita Ansaroul Islam. Dei 276 attacchi, nello specifico 71 sono stati compiuti con ordigni esplosivi rudimentali, mentre 24 sono stati sferrati a colpi di mortaio su basi militari francesi, maliane o della Minusma, la missione multidimensionale integrata delle Nazioni Unite in Mali dispiegata nel nord del paese. Si registrano anche 11 rapimenti in Mali e in Burkina Faso. I rimanenti 168 episodi di terrorismo sono la conseguenza di attentati suicidi, imboscate ed esecuzioni sommarie.

Nella zona centrale del Mali, diventate tra le più instabili del paese, si sono registrati 90 attacchi nelle regioni di Mopti, Segou e Koulikoro. Tale dato registra un cambiamento significativo rispetto agli ultimi anni, durante i quali gli assalti dei gruppi  jihadisti erano prevalenti nella parte meridionale del paese africano. Nel nord del Mali, che nel 2016 era l’area più instabile, l’anno scorso il tasso di attacchi è calato. Nello specifico, si sono registrati 46 attentati nella regione di Kidal e 41 in quella di Gao, mentre l’area di Timbuctu è stata teatro di 30 azioni jihadiste. I restanti 69 attentati si sono verificati in Burkina Faso e in Niger.

Indipendentemente dal bersaglio previsto o dai danni collaterali, in Mali e Burkina Faso i civili sono stati presi di mira 68 volte. Le forze di sicurezza del Mali in 98 casi sono state l’obiettivo primario dei jihadisti, mentre quelle dell’Onu sono state per 48 volte oggetto di attacchi e quelle francesi ne hanno subiti 16. Altri 46 attacchi sono stati sferrati contro il personale di sicurezza del Burkina Faso e del Niger. Gli scontri tra gruppi tuareg rivali e violenze locali non sono stati aggiunti ai dati, a meno che i jihadisti non abbiano esplicitamente rivendicato il loro diretto coinvolgimento.

Il report dedica particolare attenzione alla formazione jihadista di Ansaroul Islam, fondata nel dicembre 2016 da Malam Ibrahim Dicko, fedelissimo di Amadou Kouffa, il capo riconosciuto dl Fronte di liberazione della Macina affilato ad Ansar Dine e ora confluito nel Gsim.

Jeune Afrique riporta che Dicko inizialmente ha cercato di collegarsi con gruppi jihadisti nel nord del Mali nel 2013, per poi essere arrestato nel settembre dello stesso anno dalle forze francesi a Tessalit e rilasciato nel 2015. Come confermato dal quotidiano Le Monde, Malam Dicko è morto alla fine dello scorso aprile e la guida di Ansaroul Islam è stata assunta dal fratello Jafar. Inoltre, il giornale francese ha anche riferito che il gruppo jihadista attualmente conta circa 200 membri e la sua roccaforte è la località maliana di Boulkessi, al confine con il Burkina Faso.

Il gruppo ha un saldo legame operativo con il Gsim, insieme al quale ha preso parte a numerosi raid oltre il confine in Mali. Il Gsim ha anche operato sei attacchi in Burkina Faso, fornendo ulteriori prove del suo stretto rapporto con Ansaroul Islam. La maggior parte degli attacchi del gruppo di Dicko si concentra sulle forze di sicurezza del Burkina Faso e sulle infrastrutture civili, vicino al confine con il Mali.

Almeno due attacchi, uno in Mali e uno in Niger, sono stati attribuiti allo Stato islamico nel Grande Sahara, ma il numero è probabilmente più alto. In una di queste due azioni, quella in Niger, lo scorso 4 ottobre, furono uccisi quattro soldati statunitensi. L’uccisione di numerosi civili nel nord del Mali da parte del Gsim ha acuito  le tensioni con i Tuareg, specialmente con quelli che fanno parte della grande tribù di Kel Ansar.

Dall’analisi emerge, che nonostante l’attività di contrasto della missione antiterrorismo a guida francese e della Minusma, al Qaeda mantiene ancora inalterata la capacità di operare in Mali e di colpire in tutta l’Africa occidentale, anche se non ha condotto alcun attacco terroristico su larga scala come nel 2016. Gli analisti prevedono che nel 2018 la frequenza degli attacchi terroristici di al Qaeda nell’area dovrebbe restare immutata.

Categorie: Terrorismo | Tag: | Lascia un commento

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