Un nuovo report dell’Istituto per gli studi sulla sicurezza, con base a Pretoria, esamina l’impatto dell’estremismo violento sui rifugiati. La ricerca dell’autorevole think tank sudafricano sfata alcuni dei più diffusi luoghi comuni sulla relazione tra profughi e terrorismo, rilevando che i rischi di deriva radicale tra i rifugiati sono molto contenuti. Anzi, in molti casi è stato riscontrato che essi svolgono un ruolo chiave nel contrasto alle minacce estremiste.
«Nella retorica politica i rifugiati sono sempre più identificati come un rischio per la sicurezza, in particolare per la possibile presenza tra di essi di elementi collegati alle frange dell’estremismo islamico. E sono sempre più soggetti a politiche repressive, che violano lo spirito delle leggi che li tutelano, spesso giustificate dal fatto che rappresentano una minaccia tangibile per la collettività».
Lo afferma l’ultimo report dell’Iss elaborato dall’analista Aimée-NoëlMbiyozo, ricercatore confermato presso l’influente think-tank africano, che nello studio ha esaminato l’impatto dell’estremismo violento sui rifugiati sudanesi e somali in Etiopia, che costituiscono il terzo e quarto gruppo per importanza numerica a livello internazionale, corrispondente a tre quarti dei quasi 900mila rifugiati che ospita il paese del Corno d’Africa.
Oltre a rilevare che rifugiati non sono inclini all’estremismo violento, l’analista dell’Iss classifica gli indicatori del fenomeno ed esamina gli effetti in generale sulle due popolazioni oggetto della ricerca. Effetti che includono il ruolo esercitato dall’estremismo violento sullo spostamento di centinaia di migliaia di persone, le percezioni che gli sfollati hanno su questo fattore di insicurezza e gli eventuali rischi di derive estremiste tra i rifugiati delle due comunità.
Dalla ricerca emerge, che rischi di estremismo violento in entrambe le popolazioni sono molto contenuti, anzi, in molti casi è stato riscontrato che i rifugiati svolgono un ruolo chiave nel contrasto alle minacce estremiste. Tuttavia, le dure condizioni alle quali sono sottopostigli esuli per lunghi periodi generanovari problemi umanitari e di sicurezza, di conseguenza è necessario un impegno immediato per migliorarne le condizioni di vita.
Per sviluppare lo studio, l’autore ha condotto una serie di interviste con i rifugiati sud sudanesi e somali, che vivono nei campi profughi di Gambella e Jijiga. I dati primari sono stati raccolti anche attraverso colloqui con esperti selezionati in grado di fornire informazioni approfondite sulla diffusione dell’estremismo violento nel contesto regionale esaminato.
La disamina rileva inoltre che il Sud Sudan e la Somalia rappresentano le due emergenze rifugiati più sottofinanziate del mondo. Un rapporto pubblicato lo scorso ottobre mostra una mancanza di fondi per irifugiati dei due paesi equivalente a 516 milioni di dollari per i sud sudanesi e 365 milioni di dollari per i somali. Il risultato, come rilevato nel report, sono condizioni di vita estremamente misere per questa ingente massa di sfollati insediata in Etiopia.
Senza contare, che a causa delle terribili situazioni nei loro paesi d’origine, i rifugiati provenienti dalla Somalia e dal Sud Sudan possono rimanere confinati per decenni nei campi profughi, in alcuni casi anche per generazioni, senza garanzie di lavoro o libertà di movimento e con accesso limitato all’istruzione e all’assistenza sanitaria.
Il sottofinanziamento perenne ha pure ridotto l’accesso al cibo e all’acqua, oltre al sostegno finanziario delle Ong. Le condizioni di assoluta precarietà nelle quali sono costretti a vivere per lunghi periodi i rifugiati nei campi profughi palesa il rischio tangibile, che i giovani annoiati e frustrati senza possibilità di lavoro e di movimento, possono essere vulnerabili al reclutamento da parte dei gruppi estremisti.
In conclusione, la relazione primaria tra rifugiati e estremismo violento è che spesso i primi fuggono per sottrarsi proprio a questa minaccia, senza dimenticare che vengono sottoposti a controlli più rigorosi delle altri classi di migranti. Tuttavia, non è possibile escludere completamente la possibilità che i rifugiati abbraccino il radicalismo, poiché è ben noto che gli estremisti per reclutare nuove forze sono pronti a sfruttare qualsiasi canale disponibile, compresi i flussi di sfollati.