Il Gruppo per il sostegno all’Islam e ai musulmani (Jama’at Nusrat al-Islam wal-Muslimin – Jnim) è stato inserito nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere redatta dal Dipartimento di Stato americano. L’inclusione nella black list del cartello jihadista, che riunisce i principali gruppi legati ad al Qaeda attivi nel Sahel, costituisce l’ennesima riprova della sua estrema pericolosità dimostrata nelle decine di attacchi portati a termine negli ultimi 18 mesi.
Gli Stati Uniti hanno inserito il Jnim nella lista delle organizzazioni terroristiche straniere ai sensi della sezione 219 della legge sull’immigrazione e la nazionalità, in modo da tagliare le risorse e impedire al gruppo jihadista l’organizzazione di nuovi attacchi. L’annuncio ufficiale dell’ingresso del gruppo estremista nella black list è stato dato mercoledì scorso dal Dipartimento di Stato americano, che lo ha anche incluso nella lista ufficiale dei Gruppi terroristi mondiali specialmente designati ai sensi dell’ordine esecutivo 13224.
Il gruppo estremista è descritto come il ramo ufficiale di al-Qaeda in Mali e nel Sahel, dove ha rivendicato numerosi attacchi e rapimenti dall’inizio del marzo 2017, quando ha riunito sotto un’unica sigla i principali gruppi jihadisti saheliani legati ad al-Qaeda nel Maghreb islamico: al-Murabitun, Ansar Dine e i suoi affiliati della Brigata Macina, poi rinominata Fronte di liberazione del Macina.
Tra le azioni terroristiche più eclatanti realizzate dall’organizzazione, il Dipartimento di Stato Usa ricorda l’attacco operato in Mali, il 18 giugno 2017, contro il resort Le Campement Kangaba, frequentato da turisti occidentali e situato alla periferia est della capitale Bamako. Nemmeno due mesi dopo, il 14 agosto 2017, i miliziani del JNIM hanno colpito in Burkina Faso, dove hanno preso d’assalto il caffè-ristorante Aziz Istanbul, situato nella strada principale della capitaleOugadougou. Nell’attacco furono uccise 19 persone e 25 rimasero ferite.
Il gruppo ha condotto anche attacchi su larga scala come quello del 2 marzo 2018, che ha preso di mira due obiettivi simbolici nel cuore del potere politico del Burkina Faso: il quartier generale dell’esercito burkinabé e l’ambasciata francese a Ouagadougou, colpiti separatamente a breve distanza di tempo con un bilancio ufficiale di 25 vittime, compresi i nove terroristi, oltre al ferimento di 85 persone.
Il Jnim è stato anche responsabile di numerosi attentati suicidi alle truppe francesi e ai militari della Minusma, la missione multidimensionale integrata istituita dal Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, per sostenere il processo politico di transizione e stabilizzare il nord del Mali. Senza dimenticare, che attualmente detiene diversi ostaggi stranieri, tra cui Ken Elliot, Iulian Ghergut, Beatrice Stockly, Gloria Narvaez e Sophie Petronin.
Alla guida dell’organizzazione, c’è il jihadista maliano tuareg Iyad ag Ghaly, che prima della fusione era a capo di Ansar Dine, oltre ad essere stato uno dei principali protagonisti della seconda rivolta tuareg consumata tra il 1990 e il 1995. Nel febbraio 2013, Ghaliè stato inserito nella lista del Dipartimento di Stato americano dei terroristi mondiali specialmente designati.
Nel proclama con cui annunciò la formazione del gruppo, Ghaly spiegò che le organizzazioni di al-Qaeda attive nel Sahel si erano riunite «in un unico gruppoper coalizzarsi contro il nemico crociato». Il leader jihadista faceva implicito riferimento alla Francia, intervenuta in Mali all’inizio del 2013, dopo che alcune delle organizzazioni confluite nel Jnim, l’anno prima avevano occupato vaste aree nel nord del paese.
Per una più approfondita comprensione della questione, c’è da rilevare che il Jnim è sorto con la “benedizione” di al-Qaeda nel Maghreb islamico (Aqim) e dal suo leader, l’Emiro Abdelmalek Droukdel, noto anche come Abu Musab Abdel Wadoud. Aqim, attiva in Nord Africa e nel Sahel è stata una delle prime branche qaediste a nascere una volta avviatosi il processo di delocalizzazione del gruppo originario. E Iyad agGhalyè stato messo alla guida del Jnim perché Ansar Dine, il gruppo di cui era a capo in precedenza, era strettamente legato ad Aqmi e rappresentava la chiave dei suoi piani in Mali.
Le lettere scritte dall’Emiro Wadoud mostrano che Aqim considerava Ansar Dine come il suo referente locale e la leadership del gruppo aveva pianificato di elevare Ansar Dine alla guida del proto-emirato dei jihadisti in Mali, ma dopo aver inizialmente conquistato terreno in tutto il paesi nel 2012, Aqim, Ansar Dine e i loro alleati sono stati ricacciati da gran parte del territorio sotto il loro controllo. Da allora hanno dato vita a un’insurrezione e condotto attacchi terroristici in tutta la regione.
Un rapporto delle Nazioni Unite pubblicato a luglio ha rilevato che Ghaly «promuove azioni di contrasto contro le forze di sicurezza locali, piuttosto che attacchi alla popolazione». Un modus operandi coerente con quello che al-Qaeda ha adottato in altre parti del mondo, per il timore che le vittime civili locali possano danneggiare la sua “reputazione”. Anche se, questo orientamento generale è stato spesso disatteso con spietati attacchi contro civili inermi.
Articolo pubblicato su Nigrizia.it