Radio Vaticana mi ha intervistato sul nuovo accordo di pace firmato domenica a Gedda, in Arabia Saudita, dal presidente eritreo Isaias Afwerki e il primo ministro etiope Abiy Ahmed, che completa quello che è stato siglato lo scorso 9 luglio e che ha posto ufficialmente fine a venti anni di stato di belligeranza tra i due paesi. Il primo accordo era stato strutturato in cinque punti, mentre quello di domenica prevede un’intesa su sette punti.
La firma di questo nuovo trattato di pace, il secondo concluso dalle due parti nel giro di soli tre mesi, mira a rafforzare lo stato di distensione tra i due paesi e produrre sviluppi significativi alle relazioni bilaterali.
Gli osservatori ritengono che la firma del patto in Arabia Saudita sottolinea la crescente importanza che Riad attribuisce all’area del Corno d’Africa, posizionata di fronte allo Yemen, dove è in corso una violenta guerra dal 19 marzo 2015 tra i ribelli sciiti houthi, sostenuti dall’Iran, e le forze yemenite fedeli al presidente Rabbo Mansour Hadi. A favore di quest’ultime è intervenuta una coalizione a guidata saudita, composta da nove paesi sunniti, che comprende Emirati Arabi Uniti, Egitto, Kuwait, Sudan e Bahrein.
Oltre che per il conflitto in Yemen, l’Arabia Saudita ha interesse a mantenere buoni rapporti con i paesi del Corno d’Africa per avere accesso allo stretto di Bab al-Mandeb, strategicamente posizionato di fronte al Gibuti e all’Eritrea, che collega il Mar Rosso con il Golfo di Aden e l’Oceano Indiano.
È possibile ascoltare l’intervista cliccando su questo link