L’Indice del Terrorismo Globale 2018 per il terzo anno consecutivo conferma la diminuzione dei decessi per attentati, dopo il picco del 2014. Il report rileva che l’Africa è diventata terreno fertile per gli estremisti nel Sahel e nel bacino del lago Ciad. In queste due zone sono confluiti molti combattenti stranieri, fuggiti dopo la caduta delle roccaforti dello Stato Islamico, per unirsi alle fila dell’Iswap, di al-Shabaab e di al-Qaeda nel Sahel.
La pubblicazione annuale (Gti), arrivata alla sesta edizione, è stata realizzata dall’Istituto per l’economia e la pace (Iep) e costituisce la più efficace risorsa per monitorare le tendenze del terrorismo globale, attraverso l’inquadramento di oltre 170mila episodi terroristici dal 1970 al 2017. Secondo il Gti 2018, il numero totale delle vittime nel 2017 è sceso del 27% rispetto al 2016, su questo calo ha inciso in maniera significativa il dato dell’Iraq e della Siria, dove si sono rispettivamente registrati 5.000 e 1.000 morti in meno.
Il significativo decremento si è riflesso anche nel punteggio del Gti che classifica 163 paesi (il 99,7% della popolazione mondiale) in base al loro impatto relativo sul terrorismo. Rispetto ai 46 paesi che hanno registrato un arretramento nella classifica, ben 94 hanno avuto un miglioramento: il numero più alto dal 2004, che a livello globale riflette un impegno sempre più incisivo nella lotta al terrorismo, dall’aumento della violenza nel 2013.
Tuttavia, mentre il Gti rileva che l’impatto globale del terrorismo è in declino, mostra anche che il fenomeno è ancora diffuso e persino peggiorato in alcune regioni come il Medio Oriente, il Nord Africa e l’Africa sub-sahariana. La metà dei paesi dove si è registrato il maggior incremento dell’attività terroristica sono in Africa, un dato che riguarda anche la Repubblica centrafricana, il Mali e il Kenya.
La Somalia è il paese dove a livello globale si è registrato il maggior numero di decessi per terrorismo nel 2017. Rispetto all’anno precedente ci sono state ben 708 vittime in più, pari a un aumento al 93%. Il gruppo estremista somalo al-Shabaab, affilato ad al-Qaeda, è stato responsabile del più sanguinoso attacco terroristico del 2017: l’attentato compiuto con due camion-bomba, che il 14 ottobre 2017 ha devastato un’estesa area di Hodan, uno dei quartieri commerciali più centrali di Mogadiscio, uccidendo 588 persone.
Si registra un preoccupante aumento del numero di morti per terrorismo anche in Egitto, la maggior parte dei quali sono stati causati dalla Wilayat Sinai (Provincia dello Stato Islamico nel Sinai), che ha operato il secondo attacco terroristico più letale del 2017 contro la moschea al-Rawdah, a Bir al-Abed, a ovest della città di Arish, nel nord del Sinai, dove il 24 novembre 2017 sono state uccise 311 persone e 122 ferite.
Nelle regioni del Maghreb e del Sahel, negli ultimi due anni si è registrato un forte incremento dell’attività terroristica, in particolare da parte dei gruppi legati ad al Qaeda. Le stime del report indicano che nel marzo 2018 c’erano oltre 9mila terroristi operativi nella regione saheliana, per lo più concentrati in Libia e Algeria.
Il Sahel è diventato uno dei punti chiave della lotta al terrorismo, tenuto conto che nella vasta regione desertica hanno stabilito le loro roccaforti diversi gruppi, che nel tempo hanno migliorato la loro capacità di coordinare gli attacchi, elevando il livello della minaccia contro i governi locali.
In Nigeria, si è registrato un sensibile aumento della violenza da parte degli estremisti di etnia fulani, anche se i jihadisti di Boko Haram hanno provocato un numero inferiore di vittime. La Nigeria resta comunque il paese africano dove il terrorismo ha maggiormente colpito lo scorso anno ed è al terzo posto nella classifica mondiale. I dieci paesi africani più colpiti sono stati, nell’ordine: Nigeria, Somalia, Egitto, Repubblica democratica del Congo, Libia, Sud Sudan, Repubblica Centrafricana, Camerun, Sudan, Kenya.
Insieme alla drastica riduzione del fenomeno a livello globale, nel 2017 è diminuito anche l’impatto economico del terrorismo stimato nell’ordine di 52 miliardi di dollari, pari al 42% in meno rispetto al 2016. I decessi hanno rappresentato il 72% dell’impatto economico del terrorismo, mentre il resto è derivante dalla perdita di Pil, dalla distruzione di edifici o della proprietà privata e lesioni non mortali. In realtà, la percentuale è probabilmente molto più alta perché quella riportata non tiene conto dell’impatto indiretto sulle imprese, sugli investimenti e sui costi associati alle agenzie di sicurezza nella lotta al terrorismo.
Articolo pubblicato su Nigrizia.it