Tra poche ore al Cairo scenderanno in campo le selezioni di Egitto e Zimbabwe per disputare la partita inaugurale della Coppa d’Africa. Gli organizzatori temono che la sicurezza del torneo possa essere minata da un attentato terroristico, specialmente dopo quanto accaduto lunedì in Nigeria, dove Boko Haram ha ucciso 30 tifosi che si erano riuniti in un centro comunitario per assistere al Campionato mondiale di calcio femminile.
In Egitto in questi giorni il rischio di scontri di piazza rimane latente, dopo l’improvvisa scomparsa, lunedì scorso, di Mohamed Morsi, ex leader dei Fratelli Musulmani e primo presidente democraticamente eletto, rovesciato dai militari del generale Abdel Fattah al-Sisi il 3 luglio del 2013. Morsi è deceduto mentre testimoniava in tribunale, dove si stava difendendo dalle accuse di spionaggio basate su un presunto legame con i palestinesi di Hamas.
Una morte che ha scosso l’intero paese, che potrebbe diventare teatro di scontri tra i militari e i militanti della Fratellanza, duramente attaccati dopo l’arresto di Morsi e il rovesciamento del suo governo. Un altro fattore di pericolo per la sicurezza è la possibilità di attentati terroristici, specialmente dopo quanto accaduto lunedì scorso nella città nigeriana di Konduga, nello stato nord-orientale di Borno, dove due bambine e un bambino sono stati utilizzati come kamikaze da Boko Haram per attaccare un centro comunitario nel quartiere di Mandarari, nel quale molti tifosi si erano riuniti per assistere a un incontro del Campionato mondiale di calcio femminile. Bilancio finale dell’attentato: 30 morti e 40 feriti.
Una carneficina che ripropone il rischio di attacchi su vasta scala durante una competizione calcistica, cui l’Africa non è nuova, come dimostra quanto avvenuto nelle edizioni dei mondiali in Sudafrica e Brasile. Prima dell’inizio del mondiale brasiliano, i Boko Haram avevano definito il calcio, che in Nigeria è lo sport nazionale, una “perversione occidentale”. Per questo, come monito, il primo giugno 2014, in un attacco in uno stadio uccisero 40 persone, per poi vietare gli assembramenti davanti ai televisori per assistere alle partite delle Aquile, la squadra nazionale impegnata nella massima competizione calcistica.
Il 17 giugno 2014, i salafiti nigeriani insanguinarono i mondiali lanciando un attacco contro alcuni spettatori riuniti per vedere un incontro a Damaturu, nello Stato di Yobe, nel nord-est. Gli estremisti piazzarono un ordigno in un moto-taxi parcheggiato davanti ai locali di una sala, dove una folla di persone stava seguendo l’inizio della partita fra Brasile e Messico. L’attentato causò 21 morti e indusse gli Stati di Adamawa e Plateau a smantellare, per ragioni di sicurezza, i maxischermi allestiti in vari centri per seguire l’incontro.
Quasi contemporaneamente in Kenya, tra il 16 e 17 giugno 2014, cinquanta miliziani di al-Shabaab lanciarono due diversi attacchi nella cittadina di Mpeketoni, nell’entroterra di Lamu, nella zona costiera al confine con la Somalia. Nel duplice attentato persero la vita più di 60 persone, colpite per strada, negli alberghi o nei locali, dove in molti si erano recati per assistere all’incontro.
Quattro anni prima gli estremisti somali di al-Shabaab colpirono con estrema ferocia durante i mondiali del 2010 in Sudafrica, prima dei quali emanarono anche una fatwa contro il Campionato del mondo di calcio che imponeva di non guardare gli incontri perché “distraggono le menti dalla preghiera”. Pochi giorni dopo l’inizio del primo mondiale giocato nel continente, gli estremisti tradussero le minacce in realtà prendendo di mira cinema e piccoli hotel di Mogadiscio e delle città della Somalia meridionale, dove erano in corso le proiezioni delle partite.
Gli assalti più sanguinosi ebbero però luogo in Uganda nel giorno della finale del torneo tra Olanda e Spagna, quando venne attaccato un ristorante etiopico situato nel quartiere di Kabalagala, nella capitale Kampala, dove morirono quindici persone, la maggior parte delle quali stranieri. Un’ora dopo, sempre a Kampala, due esplosioni in rapida successione, avvenute a pochi minuti dal termine dell’incontro, colpirono la folla accorsa al Kyadondo Rugby Club di Nakawa, un sobborgo della capitale dove era stato allestito un maxi schermo. Nelle due detonazioni rimasero ferite 64 persone e 49 persero la vita.
Tuttavia, è importante evidenziare che in tutta l’Africa, nel corso dello svolgimento degli ultimi mondiali di calcio in Russia, non si sono registrati attentati contro i luoghi dove erano trasmesse le partite e non è nemmeno stato emesso alcun divieto da parte dei movimenti jihadisti, di guardare gli incontri.
Intanto, le forze di sicurezza egiziane si preparano per affrontare il rischio attentati durante la Coppa delle Nazioni, mentre per scongiurare eventuali attacchi il ministero dell’Interno ha preparato una serie di piani di sicurezza volti a garantire lo svolgimento di tutte le attività del torneo.
Articolo pubblicato su Nigrizia.it