Il nuovo Indice di percezione della corruzione (Cpi), riferito al 2019, relega per la sesta volta consecutiva l’Africa sub-sahariana al primo posto tra le regioni più corrotte e negli ultimi dieci posti della speciale graduatoria compaiono ben sei paesi africani. La Somalia si conferma per l’ennesima volta come la nazione più corrotta del mondo e le isole Seychelles quella più “virtuosa” del continente. Sotto osservazione Angola e Liberia.
Transparency International, che il 23 gennaio ha pubblicato la 26esima edizione del suo Indice di percezione della corruzione (Cpi), riferito al 2019, ha rilevato che per il sesto anno consecutivo l’Africa sub-sahariana si conferma come la macroregione più corrotta al mondo. L’indicatore statistico, basato su 13 inchieste di valutazione realizzate da esperti sulla corruzione nel settore pubblico, ha assegnato alla macroregione un punteggio medio di 32 su una scala che va da 100 (per nulla corrotto) a 0 (altamente corrotto).
E’ il risultato più basso a livello mondiale che si discosta di poco da quello dell’Europa orientale e dell’Asia centrale, dove si registra una media di 35. Punteggi piuttosto distanti dalla media globale di 43. Dei 180 paesi monitorati dal Cpi, la Somalia, con un punteggio medio di 9, per l’ennesima volta conquista l’infausto primato di nazione più corrotta del continente e del mondo, seguita a ruota dal Sud Sudan. Mentre le isole Seychelles, con un punteggio medio di 66, si posizionano al 27esimo posto e ottengono il risultato di Stato africano meno corrotto, migliorando il piazzamento nella speciale graduatoria, rispetto al 2018.
Secondo il report, diverse leggi anticorruzione hanno contribuito a rafforzare il quadro normativo per contrastare il fenomeno nell’arcipelago di 115 isole nell’Oceano Indiano occidentale. Questi provvedimenti includono l’introduzione nel luglio 2018 dell’Access to Information Act, la recente istituzione di una commissione anticorruzione e l’impegno della piattaforma nazionale della società civile che ha pressato il governo per intensificare la lotta alla corruzione.
Dopo le Seychelles, Botswana, Capo Verde, Rwanda e Mauritius guidano il gruppo degli Stati africani più “virtuosi”, con i rispettivi punteggi di 61, 58, 53 e 52. Mentre i paesi più corrotti dell’Africa, oltre alla Somalia e al Sud Sudan, sono la Guinea Equatoriale e il Sudan (16 punti). Poco più in alto, al 168esimo posto della classifica con 18 punti, troviamo Guinea-Bissau, Libia e Repubblica democratica del Congo.
Altre posizioni nella parte inferiore dell’indice stilato dall’organizzazione con sede a Berlino, sono occupate dal Burundi (20 punti) e da Ciad ed Eritrea (23 punti). Mentre la più grande economia africana, la Nigeria, si colloca al 146esimo posto nella classifica, con un punteggio di 26.
La stessa posizione è occupata dall’Angola, che la settimana scorsa è stata travolta dallo scandalo di Isabel dos Santos, figlia dell’ex presidente José Eduardo dos Santos. La “principessa” è stata formalmente accusata di appropriazione indebita dal procuratore generale dell’Angola, Helder Pitta Gros, dopo che documenti trapelati nei giorni scorsi hanno fatto emergere un sistema di corruzione attraverso il quale la dos Santos avrebbe accumulato le sue fortune, sfruttando le ricchezze del paese.
Da segnalare, in negativo, anche la Liberia che ha totalizzato 28 punti, quattro in meno rispetto ai 32 registrati nel 2018. Una debacle che posiziona Monrovia al 137esimo posto della graduatoria: molto più in basso rispetto allo scorso anno quando si posizionò 120esima. Ancora più allarmante il fatto che, se si esclude la piccola isola caraibica di Santa Lucia, la Liberia, insieme alla Siria, è il paese che dal 2012 ha perso più punti nel Cpi.
Lo stesso punteggio e lo stesso piazzamento in classifica della Liberia è stato conseguito anche dall’Uganda e dal Kenya. Quest’ultimo paese, lo scorso anno aveva ottenuto 27 punti e dal 2012 ha sempre oscillato tra 25 e 28 punti. Un trend che testimonia i faticosi, timidi progressi nella lotta alla corruzione, compiuti da Nairobi. A partire dal 2012, significativi miglioramenti nel Cpi si sono registrati in Costa d’Avorio (35) e in Senegal (45), anche se secondo gli analisti di Trasparency International, i due paesi hanno ancora molto lavoro da fare.
Ma la mala pianta della corruzione non attecchisce solo in Africa, visto che più di due terzi dei 180 paesi classificati nell’indice hanno un punteggio inferiore a 50. E dal 2012, solo 22 paesi hanno migliorato significativamente i loro punteggi, quelli che hanno saputo realizzare efficienti sistemi di governance.
Articolo pubblicato su Nigrizia.it