Il nuovo African Economic Outlook (Aeo) rileva che nel 2019 la crescita economica dell’Africa è rimasta stabile e nel 2020 e nel 2021 tornerà ad aumentare. Migliorano anche i fondamentali con meno dai consumi privati e più investimenti ed esportazioni. Moderata l’espansione registrata dalle cinque principali economie africane: Algeria, Egitto, Marocco, Nigeria e Sudafrica. E resta ancora diffusa la povertà estrema in tutto il continente.
Nel 2019 la crescita economica dell’Africa è rimasta stabile al 3,4% e nel 2020, pur rimanendo al di sotto dei massimi storici, dovrebbe aumentare al 3,9% e al 4,1% nel 2021. Anche i fondamentali stanno migliorando, con un passaggio graduale dai consumi privati agli investimenti e alle esportazioni, che per la prima volta in un decennio rappresentano oltre la metà della crescita del continente, con meno di un terzo di consumi privati.
Uno spostamento che può aiutare a sostenere e accelerare la crescita futura dell’Africa, aumentando la base produttiva e migliorando al contempo la produttività della forza lavoro. Tuttavia, i livelli di crescita sono inferiori alle previsioni del 2019, soprattutto a causa della moderata espansione registrata dalle cinque principali economie africane: Algeria, Egitto, Marocco, Nigeria e Sudafrica, la cui crescita congiunta si è attestata al 3,1%, rispetto alla media del 4% del resto del continente.
Sono i dati più salienti rilevati dall’African Development Bank (AfDB) nel suo nuovo African Economic Outlook, che dal 2003 ogni anno fornisce previsioni e statistiche sulle performance e sulle prospettive economiche del continente.
Nella nuova edizione del 2020 lo studio si è concentrato sull’istruzione, la formazione e lo sviluppo della forza lavoro per migliorare il futuro del continente. In cima alla lista delle criticità rilevate dal rapporto dell’AfDB c’è la disoccupazione giovanile, che continua a crescere a un ritmo allarmante con 12 milioni di laureati che ogni anno si affacciano al mercato del lavoro, ben nove milioni in più delle esigenze delle imprese africane.
Per favorire la crescita del continente, il report ritiene un requisito essenziale lo sviluppo di una forza lavoro produttiva basata sulla domanda per soddisfare le esigenze del mercato. Per questo, lo studio evidenzia che l’Africa deve investire di più nel reindirizzare e riqualificare i giovani, che hanno bisogno di sviluppare competenze nelle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, scienza, tecnica, ingegneria e matematica. Requisiti ormai indispensabili per partecipare efficacemente alla rapida trasformazione del mercato del lavoro guidata dalla quarta rivoluzione industriale.
L’istruzione rimane dunque prioritaria, ma ci sono anche altri importanti sfide da affrontare come i rischi per la sicurezza, i cambiamenti climatici, il ritardo dello sviluppo infrastrutturale e la limitata inclusione finanziaria, che dovrebbe essere incentivata dalla progressiva estensione della connettività.
La maggior parte del continente rimane infatti al di sotto della media globale nell’accesso a internet rilevata dal World Telecommunication/ICT, che registra enormi differenze tra Tunisia e Gabon, i due paesi maggiormente connessi, e il limitatissimo accesso alla rete che penalizza Eritrea, Somalia e Burundi. Una marcata discrepanza che si aggiunge alle profonde disuguaglianze che caratterizzano l’Africa.
Per ovviare a questo gap, avverte il rapporto, i governi africani dovranno investire nella costruzione delle infrastrutture necessarie per consentire lo sviluppo di competenze adeguate. Questo include infrastrutture di base per assicurare la fornitura di energia elettrica a prezzi accessibili, infrastrutture di trasporto e moderni sistemi postali, nonché infrastrutture digitali per garantire l’accesso a internet ad alta velocità e reti mobili virtuali per consentire l’interoperabilità tra sistemi informatici diversi.
Lo studio prevede inoltre che la zona di libero scambio continentale africana (AfCFTA) creerà opportunità economiche, in particolare nel commercio tra le nazioni del continente, che è attualmente penalizzato dai cospicui volumi di scambi con Europa e Asia.
Ancora una volta, si registrano ampie differenze tra il commercio regionale della Comunità per lo sviluppo dell’Africa australe (Sadc) e dell’Africa occidentale (Ecowas), e quello all’interno dell’Igad relativo al Corno d’Africa. Senza dimenticare, che l’imminente passaggio a una nuova valuta comune di otto paesi dell’Africa occidentale ha il potenziale per offrire significativi vantaggi.
Nel complesso, l’Africa orientale continua il suo predominio economico con un tasso di crescita regionale del 5% nel 2019 seguita dal Nord Africa con il 4,1%. Mentre lo scorso anno l’Africa occidentale e ancor di più l’Africa centrale hanno registrato un modesto aumento del loro Pil. E ancora una volta, la parte meridionale del continente ha riscontrato una brusca contrazione del tasso di crescita, sceso ad appena lo 0,7% contro l’1,2% del 2019. Tendenze generali che rendono sempre più difficile raggiungere uno dei 17 obiettivi fissati nell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, quello di sradicare la povertà estrema da tutto il continente e la disuguaglianza che ne deriva.
Articolo pubblicato su Nigrizia.it