La dura reazione del Ciad contro Boko Haram

Il sanguinoso attacco che lo scorso 23 marzo Boko Haram ha sferrato contro una base dell’esercito ciadiano nei pressi di Bohoma, oltre ad aver ucciso 98 soldati, ha evidenziato i preoccupanti progressi delle tecniche di combattimento e delle capacità di ricognizione del gruppo jihadista nigeriano. L’operazione portata a termine dai miliziani islamisti rappresenta l’apice della lunga attività d’insorgenza del gruppo nel bacino del Lago Ciad.

Da anni le due fazioni di Boko Haram (Jama’atu Ahl al-Sunnah – Jas, nome originario del gruppo, e lo Stato Islamico nell’Africa occidentale – Iswa) stanno minando la sicurezza nel vasto specchio d’acqua paludoso in cui convergono i confini di Niger, Nigeria, Ciad e Camerun. Tuttavia, la minaccia di Boko Haram in Ciad era rimasta relativamente contenuta per gran parte del 2017 e per tutto il 2018.

Nel corso del 2019, però, si è registrato il triplo degli attentati nei confronti dei civili e dei militari ciadiani, rispetto all’anno precedente. L’insicurezza nel paese è cresciuta costantemente nella région du Lac (regione del Lago), che si affaccia sul Lago Ciad al confine con Nigeria e Niger, dove la nuova ondata di violenza ha provocato lo sfollamento di quasi 170mila persone.

L’operazione “Collera di Bohoma”

Per eliminare gli insorti dal proprio territorio e per vendicare la carneficina subita il 23 marzo, l’esercito ciadiano ha lanciato una vigorosa operazione militare sopranominata “Collera di Bohoma”. Coordinata dal presidente Idriss Déby in persona, l’offensiva è terminata lo scorso 10 aprile con il bilancio finale dell’uccisione di mille terroristi e la cattura di altri 58 (44 dei quali sono morti in carcere in circostanze da chiarire).

Una prova di forza che ha ripristinato l’immagine dei soldati ciadiani come baluardo contro i gruppi islamisti militanti nella regione. Tuttavia, a meno che non vengano lanciate nuove offensive contro i terroristi, è assai probabile che entrambe le fazioni di Boko Haram sapranno rendersi di nuove pericolose in Ciad, come avvenuto in passato.

Lo evidenzia un nuovo report del Centro di studi strategici sull’Africa (Acss) di Washington, che spiega perché la totale eliminazione della minaccia di Boko Haram dal territorio ciadiano sia un obiettivo di non facile realizzazione. L’analisi dell’Acss si richiama alla capacità del gruppo di compiere un attacco così devastante come quello di Bohoma, senza dimenticare il precedente aumento dell’attività militante nel Lac, che rafforza la teoria, secondo cui Boko Haram rappresenta una minaccia costante per la stabilità del Ciad e dell’intero bacino del Lago Ciad.

C’è inoltre da ricordare che da quando, nell’agosto 2016, Boko Haram si è diviso in due fazioni, l’influenza del gruppo è cresciuta su spazi geografici diversi. Il Jas ha stabilito una roccaforte nella foresta di Sambisa e sui monti Mandara nella Nigeria nord-orientale, oltre che in alcune zone del Camerun settentrionale. Nel frattempo, l’Iswa ha esteso la sua presenza lungo la parte nigeriana del Lago Ciad e il confine tra Niger e Niger.

La katiba di Ibrahim Bakura

Funzionari della sicurezza nigeriani e analisti locali indicano che ad operare in Ciad sarebbe una sottofazione guidata da Ibrahim Bakura, noto anche come Bakura Doron, che lo scorso settembre ha giurato fedeltà allo storico leader del Jas, Abubakar Shekau. I combattenti di Bakura, oltre a essere attivi da tempo in Ciad, stanno conducendo attacchi anche contro avamposti militari in Niger e nel bacino settentrionale del Lago Ciad, consentendo al Jas di estendere la sua area operativa oltre il sud dello Stato nigeriano di Borno.

L’aumento dell’insorgenza della katiba guidata da Bakura potrebbe segnare la fine della supremazia nell’area dell’Iswa, che finora è stata ampiamente riconosciuta come la fazione più strutturata nella regione. Forse, le recenti lotte per la leadership all’interno dell’Iswa potrebbero aver eroso parte del suo controllo sul territorio, a vantaggio del Jas. Tuttavia, va ricordato che poche ore dopo il micidiale assalto di Bohoma, l’Iswa aveva sferrato un altro attacco uccidendo più di 50 soldati nigeriani nei pressi del villaggio di Gorgi, nello stato di Yobe, al confine con il Ciad.

Un livello di minaccia così elevato è difficile da sradicare definitivamente con un’operazione militare, che da sola non può bastare a sconfiggere un gruppo che rappresenta un’ideologia diffusasi da più di un decennio in Nigeria e poi negli altri tre paesi del bacino del Lago Ciad.

Le forze armate dei paesi dell’area interessati dalla minaccia di Boko Haram  dovrebbero cogliere l’opportunità di sfruttare il successo dell’operazione dell’esercito ciadiano sviluppando una strategia a lungo termine per proteggere la regione. Ma per mantenere il controllo del territorio recentemente riconquistato dai soldati ciadiani sarà necessario raccogliere informazioni sui gruppi islamici militanti, interrompere i flussi di risorse ad essi destinati e promuovere ulteriori offensive per snidarli dai propri nascondigli.

Categorie: Terrorismo | Lascia un commento

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