I gruppi jihadisti in Africa beneficieranno della pandemia

La pandemia di Covid-19 dalla metà dello scorso febbraio ha raggiunto l’Africa con il primo caso registrato in Egitto, ma finora il numero dei contagi è molto più contenuto rispetto agli Stati Uniti e anche all’Europa. Al momento, l’Africa è la regione del pianeta con la minore diffusione del virus e non si è verificata alcuna crescita “esponenziale”, mentre in tutti i paesi del continente i contagi, pur continuando a salire in maniera costante, rimangono limitati.

Tuttavia, è ancora presto per affermare che l’Africa sia riuscita a contenere la trasmissione del Sars-CoV-2 o se il peggio deve ancora venire. Quello che invece appare certo è che le conseguenze economiche della pandemia Covid-19 saranno gravi e di lunga durata, fino a rappresentare una minaccia più temibile della stessa malattia. Uno scenario allarmante che potrebbe innescare una diffusa crisi di legittimità governativa in Africa, che andrebbe a rafforzare la capacità di proselitismo dei movimenti salafiti presenti in diverse aree del continente.

La doppia crisi sanitaria ed economica minaccia di ridurre alla fame vaste fasce di popolazione, mentre la produzione e la distribuzione di cibo sta diminuendo in maniera sempre più vistosa. Come confermato dalle stime del Programma alimentare mondiale (Wfp), secondo le quali quest’anno nel mondo raddoppierà il numero di persone che dovranno affrontare livelli estremi di insicurezza alimentare.

Le proiezioni dell’agenzia specializzata dell’Onu per l’aiuto alimentare indicano che nel 2020 il numero delle persone che al mondo rischiano l’insicurezza alimentare acuta potrebbe quasi raddoppiare, rispetto allo scorso anno, toccando i 265 milioni di individui, gran parte dei quali concentrati in Africa. Una situazione aggravata dalla piaga di locuste che si sta diffondendo in tutta la regione orientale del continente, che non trova precedenti nel recente passato e costituisce un grave rischio per l’approvvigionamento alimentare di decine di milioni di persone.

Queste crisi stanno mettendo in serio pericolo la già fragile governance che caratterizza molti Stati africani. Una criticità di cui potrebbero avvalersi i gruppi jihadisiti, che prima dell’emergenza sanitaria stavano già tentando di sostituirsi ai vari governi locali. In quest’ottica, i movimenti estremisti stavano già beneficiando del malcontento di larghe fasce della popolazione nei confronti delle autorità, che avrebbe potuto facilitare il tentativo di imporre la loro interpretazione draconiana della supremazia dell’Islam.

Ben 23 paesi africani sono compresi nei 31 classificati nella categoria “allerta” dell’Indice degli Stati fragili del 2019, che dal 2005 il Fund For Peace (Ffp) pubblica ogni anno. Mente nello stesso anno le vittime causate dalla violenza degli estremisti islamici sono aumentate del 7% dal 2018 al 2019, con una rilevante espansione dell’attività terroristica nella fascia del Sahel e nel bacino del Lago Ciad.

Una governance considerata illegittima da alcuni segmenti della popolazione è spesso foriera di molte minacce, tra cui la violenza di origine etnica, le guerre civili, la frammentazione o il collasso dello stato, la cooptazione dei conflitti da parte di poteri esterni e l’ascesa di gruppi armati non statali, in primis i gruppi estremisti.

Con molta probabilità, la pandemia accelererà le attuali tendenze di cattiva governance e invertirà i fragili progressi di consolidamento, creando condizioni favorevoli per l’espansione di queste minacce. Gli estremisti islamici potrebbero sfruttare la crisi sanitaria da Covid-19 per rafforzare la loro presa sulle popolazioni locali, sfruttando i vuoti creati da politiche fallimentari per presentarsi come attori credibili.

Oltre che uno dei driver, il movimento salafita è anche uno dei beneficiari della cattiva governance in Africa ed è sempre pronto anche a sferrare attacchi suicidi, ritenuti strumentali al raggiungimento del suo obiettivo generale: rimuovere i governi attuali e instaurare con ogni mezzo l’interpretazione letterale della legge coranica. I gruppi jihadisti africani traggono la loro forza dalla capacità di interpretare le istanze delle popolazioni sunnite maggiormente vulnerabili e marginalizzate, rese ancora più sofferenti dall’emergenza sanitaria da Covid-19.

Senza tralasciare, che già prima della pandemia il network jihadista africano  aveva dato vita a diverse attività di insorgenza in varie aree del continente, dove da tempo sta espandendo e intensificando la sua presenza, soprattutto nell’Africa occidentale e orientale.

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