Il governo si lancia nella riforma della cooperazione internazionale con un testo brutto e culturalmente datato, riportandola indietro nel secolo scorso. La Farnesina si tiene stretti indirizzi e poteri delegando la gestione ordinaria ad un’agenzia specializzata, mentre i privati possono continuare a fare il loro lavoro all’estero, ma con i soldi della collettività. Cooperative e commercio equo sono promossi, ma solo con riserva. Bocciate le donne e i volontari, le comunità e la partecipazione. Continua a leggere