Perché è così costoso inviare denaro in Africa?

La Banca mondiale ha puntato il dito contro le società di transazioni finanziarie accusandole di fare affari d’oro a spese dei migranti africani. Le rimesse provenienti da Europa, America e Asia, sono tra le maggiori fonti di valuta estera in molti paesi dell’Africa, ma ai destinatari potrebbe arrivare molto di più se il livello delle commissioni sulle transazioni monetarie fosse in linea con quello applicato alla maggior parte dei paesi del resto del mondo.

Secondo l’istituto internazionale di credito, l’anno scorso circa trenta milioni di africani che vivono in altri continenti hanno inviato un totale di sessanta milioni di dollari a circa 120 milioni di beneficiari nei propri paesi di provenienza, dove spesso non esiste alcuna forma di welfare e un gran numero di famiglie dipende completamente da questi trasferimenti. Diventa dunque di vitale importanza ricevere denaro extra per pagare servizi sanitari, istruzione e alloggi. Per questo, gli africani che hanno un parente che lavora in Europa o negli Stati Uniti possono affrontare molto meglio la realtà quotidiana rispetto ad altri.

In questo modo, le rimesse assumono un ruolo strategico, sia per il singolo migrante che per la comunità di appartenenza. Se da una parte, infatti, esse consentono al lavoratore di accumulare risparmi per obiettivi futuri, dall’altra vanno a costituire una fonte di ricchezza per lo stesso paese di origine. Non a caso, già da molti anni i trasferimenti di denaro degli immigrati verso l’Africa hanno cominciato a superare gli aiuti ufficiali.  Così il money transfer è diventato il principale mezzo di riduzione della povertà nel continente.

Ma la Banca Mondiale critica gli alti costi che i lavoratori espatriati sono costretti a sostenere per inviare il denaro alle loro famiglie in Africa, i quali incidono in maniera molto sensibile sull’importo finale. Gli africani stanno pagando un prezzo più alto di qualsiasi altra comunità di migranti per mandare soldi a casa. L’Africa sub-sahariana è la regione più cara al mondo per inviare denaro e il tasso medio di commissioni nel 2012 è stato equivalente al 12,4% della somma inviata.

Per fare un confronto, il tasso medio complessivo di commissioni applicato sulle transazioni in tutto il mondo è stato del 8,96% sull’importo trasferito, mentre il costo per l’Asia meridionale è del 6,54%, quasi la metà di quello dell’Africa. La Banca Mondiale, per conto del G-8 e G-24, ha lanciato un progetto che nel 2014 mira a ridurre i costi di transazione per l’Africa al 5%. Secondo le stime, questo significherebbe che i migranti africani potrebbero risparmiare circa 4mila milioni di dollari a vantaggio delle loro famiglie.

I calcoli dell’istituzione di Washington mostrano che quando un nigeriano manda 200 dollari nel suo paese ne perde più di  20 in tasse. Una cifra equivalente all’acquisto di tre chilogrammi di riso al mercato di Lagos. Se i tassi dovessero essere ridotti al 5%, si potrebbero acquistare 1,5 chilogrammi di riso, pari alla quantità di cibo necessaria per una famiglia di quattro persone per un’intera settimana.

Per ridurre l’elevato costo delle commissioni, i paesi dovrebbero adottare una politica di apertura per allargare il mercato del money transfer ad una concorrenza più ampia. Senza dimenticare che per diminuire i tassi di trasferimento è necessaria una maggiore competitività e una migliore informazione a favore dei consumatori.

In molti paesi, le banche sono l’unico canale per trasferire denaro verso l’Africa, prevedendo per questo servizio le tariffe più salate. La Banca mondiale raccomanda, pertanto, l’apertura alla concorrenza per consentire l’abbattimento dei costi, insieme al lancio di campagne di marketing per aumentare la conoscenza dei consumatori riguardo ai prezzi.

Nondimeno, se risulta molto costoso inviare soldi dall’Europa o dall’America verso l’Africa, è ancora più oneroso il trasferimento di denaro tra i paesi africani stessi. I “corridoi” più esosi per le rimesse dei migranti sono proprio in Africa: Sudafrica, Tanzania e Ghana sono le nazioni più care del continente, con commissioni che incidono in misura del 20% sulla somma inviata. Ma tra i diversi paesi africani,  i corrispettivi dovuti possono raggiungere e superare anche il 40% dell’importo trasferito.

Una tassazione da capogiro, imputabile secondo il portale d’informazione Think Africa Express, al quasi monopolio esercitato nel continente nero da Western Union. La società leader nel settore dei servizi strategici per le transazioni in valuta stabilisce accordi a lungo termine con agenti e corrispondenti ai quali impone clausole restrittive di esclusiva, impedendogli di lavorare con società considerate concorrenti da Western Union. Così in assenza di competitor, l’azienda di Englewood può applicare commissioni a livelli molto elevati rispetto a quelle che si potrebbero adottare in un contesto più competitivo, che consentirebbe di garantire somme importanti allo sviluppo delle aree povere del mondo.

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