Le guerre di confine sconvolgono gli assetti della Nigeria

Image Border Editor: https://www.tuxpi.com/photo-effects/bordersDa circa due decenni la Nigeria – che si prepara alle elezioni generali di febbraio – si trova ad affrontare molteplici sfide alla sua sicurezza, che stanno trascinando il paese nella peggiore instabilità dalla fine della guerra del Biafra, nel gennaio 1970. Una tra queste, è certamente costituita dagli scontri tra le comunità rurali e le relative controversie sui confini, che intasano i tribunali e spesso sfuggono anche al radar dell’informazione locale.

Malgrado l’intensificarsi delle violenze che negli ultimi anni hanno prodotto centinaia di morti e migliaia di sfollati negli stati centrali e meridionali. Un fenomeno di ampia portata, che trae origine dalla diversità multiculturale e multietnica della Nigeria che dopo aver innescato lotte identitarie a livello federale, si è palesata anche a livello subnazionale e intrastatale.

Le varie guerre comunitarie irrisolte si sono aggravate e trasformate in conflitti a bassa intensità, aggravati dall’aumento della richiesta di terre fertili da coltivare. Di conseguenza, la diversità che per la Nigeria avrebbe dovuto essere un punto di forza socioeconomica è diventata invece una criticità.

Secondo il sociologo nigeriano Edlyne Anugwom, il fattore etnico in Nigeria è il parametro principale per l’assegnazione del potere e la distribuzione delle risorse nazionali. Tale postulato ha posto le basi per le varie forme di contrasti identitari e di grave disparità economica, portando a una feroce competizione tra i diversi gruppi che compongono il paese più popoloso del continente.

Una problematica di difficile soluzione che continua a mietere vittime, come dimostrano gli ultimi decessi provocati da scontri che risalgono al 30 agosto, quando due persone sono morte nel villaggio di Sherya, nell’area di governo locale di Bassa, nello stato centro-meridionale di Kogi.

Il sovrintendente William Ovye-Aya, locale portavoce della polizia di stato, ha confermato che le violenze tra membri delle comunità bassa e ingburra hanno causato anche il ferimento di quattro persone, che versano in gravi condizioni, e la distruzione di decine di abitazioni.

Allo stato attuale si registrano scontri nel sud-ovest della Nigeria tra tiv e jukun negli stati federati di Taraba e Benue, mentre altre violenze caratterizzano la rinnovata disputa di confine tra aguleri e umuleri, nell’area di governo locale di Anambra East.

Altri sanguinosi scontri si registrano tra le comunità negli stati di Cross River ed Ebonyi, senza dimenticare la secolare crisi identitaria che vede contrapposte le comunità ile-ife e modakeke nello stato federato di Osun.

In ultimo, la faida irrisolta tra le comunità di urum e achala nell’area di governo locale di Awka-Nord, nello stato di Anambra, e le controversie sui confini tra le comunità degli stati di Enugu e Kogi, quest’ultimo teatro dei recenti episodi di violenza.

Nel 2006, il governo nigeriano ha adottato una proposta di legge della Commissione nazionale per le frontiere, che mirava a definire e delimitare i confini tra stati, aree di governo locale e comunità nel paese. Oltre a incoraggiare la risoluzione negoziata delle controversie sui confini.

Tuttavia, secondo gli analisti, la norma ha avuto scarsa efficacia, come dimostrato dal numero di controversie sulla terra e di questioni relative ai confini, finite davanti ai tribunali. Ad esempio, Offa ed Erinle, due comunità dello stato federato di Kwara separate da pochi chilometri di distanza, sono da anni impegnate in violenti scontri ricorrenti su questioni di confine.

La profonda e spietata contrapposizione ha mietuto vite, incenerito proprietà e prodotto migliaia di disattese sentenze dei tribunali. Finora, gli sforzi della Nigeria per arginare la marea dei conflitti intra e inter-comunitari non hanno dato risultati soddisfacenti, concentrandosi sulle politiche di sicurezza, notoriamente inefficaci per gestire o risolvere pluridecennali conflitti identitari.

Per di più, di solito il governo costituisce una commissione d’inchiesta per comprendere le cause del conflitto e raccomandare soluzioni. Ma i risultati di tali commissioni sono raramente resi pubblici e non vengono utilizzati per sviluppare misure proattive per affrontarne le cause endemiche.

In alcuni casi, il governo ha provato a utilizzare messaggi veicolati attraverso i media tradizionali e i social network per promuovere un percorso di coesione sociale tra le popolazioni locali. In altri casi, si sono costituiti comitati ad hoc per mediare la pace tra le comunità e i gruppi in conflitto.

Tali metodi, però, non hanno prodotto risultati duraturi perché molte persone ritengono di non aver ricevuto giustizia da tutte le parti coinvolte nella disputa. Non a caso, Ben Okezie, un analista della sicurezza originario di Abuja, ritiene che la violenta disputa sui confini del paese sia in gran parte dovuta al lassismo delle autorità.

Secondo Okezie, le persone si sentono naturalmente attaccate a quella che chiamano la loro terra ancestrale e sono disposte a tutto per difenderla. Ma il fatto è che la maggior parte dei confini sono semplicemente naturali, prova ne sia che in ogni parte del paese sono quasi inesistenti le demarcazioni che tracciano le estremità territoriali. E in assenza di delimitazioni precise sarà assai difficile risolvere le annose e sanguinose dispute.

Articolo pubblicato su Nigrizia.it

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