Nonostante l’estrema violenza e il disordine politico che ancora dominano in tutta la Repubblica Centrafricana, dove nelle ultime settimane si sono registrate nuove uccisioni, moschee e chiese bruciate, un gruppo di giovani ricercatori dell’Università di Bangui, sotto la guida dei gesuiti, continua a tenere aperte le porte dell’istituto universitario. Si tratta dei giovani studiosi della Facoltà di Scienze mediche, che generalmente si occupano della prevenzione dell’Hiv, all’interno dell’ateneo fondato nel 1969 dall’ex presidente e auto-proclamato imperatore della Repubblica Centrafricana, Jean-Bedel Bokassa, passato alla storia come l’imperatore cannibale.
Non ci sono più studenti nel campus dell’Università di Bangui e il Centro di informazione, educazione e ascolto (Ciee), gestito dai gesuiti all’interno del Centro cattolico universitario, non è in grado di organizzare le attività. Ma la squadra è pronta: “Abbiamo già ricominciato, il gruppo di gestione è sempre presente nel centro. Quindi si va avanti ma non come in tempi normali”, spiega all’Agenzia Fides il coordinatore, Pierre Yéra Boubane, S.J.
Durante il 2013 il Centro ha continuato ad offrire almeno un servizio minimo, portando avanti seminari per gli studenti e corsi di formazione. Anche adesso, circondato dal caos, il Ciee si prepara a lanciare una campagna di massa con nuove iniziative non appena la situazione migliorerà.
Secondo le informazioni inviate all’Agenzia Fides dalla curia generalizia dei gesuiti, l’intensificazione della violenza ha sradicato più di 935mila persone in tutto il paese, con quasi mezzo milione di sfollati interni nella capitale.
Mentre, venerdì scorso, Amnesty International ha diffuso la notizia del massacro di 21 civili musulmani, tra cui tre donne e un bambino, ad opera dei miliziani anti-Balaka. L’eccidio sarebbe stato perpetrato a Bougere, una località a ovest di Bangui.
Importante notare che il Centrafrica non ha precedenti di conflitti intereligiosi e secondo Louisa Lombard, esperta di Africa Centrale e borsista post-dottorato presso l’Università di California, Berkeley, la causa principale è da ricercare nella marginalizzazione sistematica dei musulmani.
Una discriminazione messa in atto dopo che il deposto presidente François Bozizé prese il potere nel 2003 con un colpo di stato contro Ange-Félix Patassé, costringendo molti dei musulmani a spostarsi nella zona nord-est del paese africano, isolata e sottosviluppata, dove sono stati sempre trattati come “stranieri”.