GI-TOC mappa 280 hub criminali in Africa occidentale

Image Border Editor: https://www.tuxpi.com/photo-effects/borders«Le economie illecite sono fattori determinanti dietro la crescente instabilità dell’Africa occidentale, anche in virtù del ruolo chiave che hanno svolto nel creare le condizioni favorevoli allo sviluppo dei conflitti nell’area e al loro prolungamento». Lo afferma il nuovo rapporto annuale dell’Iniziativa globale contro la criminalità organizzata transnazionale e la corruzione (GI-TOC), che esamina le zone criminali nella regione.

La rete internazionale Gi-TOC, che si avvale del contributo di 500 esperti sparsi in tutto il mondo, ha prodotto una mappatura degli hotspot criminali in tutta l’Africa occidentale ponendoli in relazione con l’instabilità.

Nell’incipit, la lunga analisi rileva come la caduta dello stato libico nel 2011 e la successiva ribellione tuareg nel nord del Mali nel 2012 siano state alimentate dalle armi rubate dagli arsenali di Gheddafi, che hanno esposto il Sahel a crescenti violenze.

Così, in pochi mesi, la ribellione si trasformò in una guerra civile su vasta scala e gradualmente si diffuse nel vicino Burkina Faso e nel Niger. Inoltre, dal 2020 al 2021 le violenze legate ai gruppi jihadisti sono quasi raddoppiate e adesso ci sono chiari segnali che gli islamisti stanno guadagnando terreno anche in Benin, Togo e Costa d’Avorio.

Secondo i risultati di GI-TOC, l’accelerazione della crisi di sicurezza in Africa occidentale è strettamente collegata alle economie illecite. Tuttavia, i risultati del rapporto mostrano che, sebbene vi siano diverse centinaia di hub illeciti in tutta l’Africa occidentale, la proporzione di quelli che svolgono un ruolo chiave nell’alimentare conflitti e instabilità nella regione è considerevolmente limitata.

Come provato dal fatto che nei 18 paesi presi in esame solo il 23% dei 280 hub illeciti è individuato come il fattore significativo di instabilità regionale. Tutti quanti prevalentemente interessati dal fenomeno del contrabbando di armi, rapimenti a scopo di riscatto, furti di bestiame e anche dal commercio illecito dell’oro.

Gli hotspot sono altamente concentrati intorno agli aeroporti e ai porti marittimi ed è più probabile che si trovino in aree con limitata sovranità e debole presenza statale, in particolare le zone di confine.

La ricerca ha evidenziato un profondo divario geografico che caratterizza le dinamiche tra criminalità e instabilità. In particolare, gli hub nei paesi lungo la costa non hanno mostrato una significativa propensione alla violenza, nonostante i loro deboli livelli dello stato di diritto e la scarsa capacità di governance. Questo potrebbe essere in parte spiegato dal radicamento dello stato in determinati mercati illeciti.

Il report rileva inoltre come le economie illegali costituiscano le principali fonti di finanziamento per innumerevoli attori armati in tutta l’Africa occidentale e molti commerci contribuiscano ad aumentare la violenza, non ultimo il traffico di armi e quello di droga.

Per esempio, il banditismo in Nigeria è una significativa minaccia alla sicurezza, con bande armate che spesso fanno irruzione, saccheggiano, attaccano e depredano i villaggi di molti degli stati settentrionali del paese africano. Mentre i trafficanti di cocaina preferiscono operare in ambienti più stabili, come dimostra la deviazione delle rotte del contrabbando transahariano verso il Senegal e la Mauritania dopo il 2012.

Alcuni gruppi islamisti nel Sahel lucrano sul traffico di cocaina sia attraverso la fornitura di protezione sia depredando i carichi delle spedizioni. Ad esempio, il passo di Salvador, al confine nigeriano con la Libia, è preso di mira da gruppi di banditi armati coinvolti anche nel redditizio business dell’intercettazione dei convogli di droga. Tuttavia, i risultati della mappatura degli hub illeciti sottolineano che il commercio di cocaina non è tra le entrate più importanti che alimentano le dinamiche di conflitto.

Un’analisi molto approfondita nel rapporto è riservata al commercio illecito dell’oro, data la complessità della sua correlazione con i conflitti e con l’instabilità. Questo tipo di traffico illecito è molto sviluppato nel Sahel e nella Repubblica Centrafricana ed è stato individuato, in misura minore, anche in Camerun, il quale svolge un ruolo significativo come paese di transito per l’oro estratto prevalentemente in Centrafrica, in molti contesti sotto il controllo dei gruppi armati.

Anche la Guinea svolge un ruolo importante come punto di transito per i flussi illeciti di oro nella vasta area del Sahel, in particolare nella regione mineraria di Singuiri al confine con il Mali.

I rapimenti a scopo di riscatto figurano tra le numerose pratiche criminali presenti, in modo molto più evidente, negli hub illeciti identificati tra i più significativi vettori di conflitto e instabilità.

L’accurata disamina si sofferma anche sul fenomeno del traffico di esseri umani sottolineando le sue salde relazioni con conflitti e instabilità, mentre non rileva alcuna relazione statisticamente significativa tra il commercio di cannabis o il commercio illecito di specie selvatiche e il deterioramento della sicurezza.

In conclusione, le attività illecite minano i sistemi di governance, distorcono le pratiche economiche e indeboliscono i tentativi di rafforzare lo stato di diritto.

Articolo pubblicato su Nigrizia.it

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