Come lo Zambia ha ridotto il debito estero e l’inflazione

Image Border Editor: https://www.tuxpi.com/photo-effects/bordersQuando, il 12 agosto 2021, Hakainde Hichilema è stato eletto presidente dello Zambia, ha ereditato dal suo predecessore Edgar Lungu un paese tra i più indebitati del mondo e sull’orlo del collasso economico. Nel 2020, lo Zambia era stata la prima e unica nazione africana a dichiarare lo stato di insolvenza del proprio debito sovrano, per non aver onorato un pagamento di 42,5 milioni di dollari di cedole legate a un eurobond.

Un default in parte riconducibile al crollo dell’export del rame (principale risorsa mineraria del paese australe) provocato dalla crisi pandemica. Proprio a seguito del default, l’inflazione era schizzata alle stelle, in scia alla svendita della valuta locale – il kwacha zambiano – e del suo debito espresso in dollari statunitensi.

Dopo la sua elezione, Hichilema, che in passato ha ricoperto la carica di amministratore delegato della Coopers and Lybrand, leader nel settore della consulenza aziendale, e occupato ruoli dirigenziali in numerose società zambiane, ha messo in campo una serie di misure fiscali e monetarie per affrontare la crisi.

Un solido programma di riforme volto a restituire la stabilità macroeconomica del paese e dare il via alla ripresa dal settore privato. Nel varare le nuove misure, il governo ha indirizzato lo Zambia verso una maggiore trasparenza nella gestione del debito e della rendicontazione.

Un chiaro impegno mirato ad aumentare il livello di credibilità finanziaria di Lusaka, elemento essenziale per ripristinare la sostenibilità di bilancio e favorire la ripresa da una difficile situazione economica, aggravata dalla pandemia. Un regime di austerità che ha imposto ulteriori sacrifici alla maggior parte della popolazione, mettendo a dura prova sua capacità di sussistenza.

Lo Zambia ha compiuto progressi sostanziali, frutto di un piano di rilancio per contenere l’inflazione, creare nuovi posti di lavoro per i giovani, migliorare il sistema educativo locale, ripristinare la fiducia degli investitori internazionali e ridurre il gravoso debito estero.

Le misure introdotte dall’ex businessman hanno sortito effetti di ampia portata sull’economia dello Zambia. In primis, bloccando il crollo del kwacha, che ha registrato una performance migliore rispetto al dollaro, con un rally del 18,5% dal 22 gennaio al primo settembre 2022.

Inoltre, a differenza di altri stati africani più sviluppati, come Sudafrica, Nigeria, Ghana e Kenya, il governo di Hichilema è riuscito a ridurre il tasso di inflazione dal 24,4% dell’agosto 2021 al 9,8% di agosto di quest’anno. E in un paese in cui negli ultimi 35 anni l’inflazione si è attestata in media al 38,2% annuo, la riduzione media del 14,6% dell’aumento dei prezzi costituisce un risultato di estrema rilevanza.

Un successo frutto della decisione, presa lo scorso 24 novembre dal Comitato di politica monetaria del governo, di aumentare il tasso di interesse di riferimento di 50 punti base (0,5%), portandolo a quel fatidico 9%, rimasto fino a oggi invariato. Mentre l’obiettivo finale dell’esecutivo di Lusaka è quello di ridurre l’inflazione tra il 6% e l’8% entro il primo trimestre del 2024, invece della fine del 2023, come previsto in precedenza.

C’è inoltre da evidenziare che nei piani del presidente Hichilema c’è anche l’ambizioso obiettivo di quadruplicare la crescita dello Zambia attraverso l’agricoltura e l’aumento della produzione in tutti i settori economici.  Per sostenere l’agricoltura, il governo del presidente Hichilema ha abolito il dazio doganale del 5% sulle importazioni di bovini e pollame da allevamento, oltre ad aver offerto incentivi tecnologici e monetari agli agricoltori.

Queste politiche hanno portato a un calo sostenuto dei prezzi dei generi alimentari, che sono scesi dal 12% di luglio all’11,3% di agosto, mentre nell’ultimo anno i prezzi al consumo sono rimasti stabili. Tuttavia, le sfide persistono nel settore minerario, che vale circa il 10% del Prodotto interno lordo del paese.

Hichilema ha affrontato l’eredità di anni di cattiva gestione economica, alimentata da una grave inefficienza nel settore degli investimenti pubblici che, alla fine di novembre 2020, aveva spinto lo Zambia verso l’impossibilità di ripagare i debiti contratti all’estero e il conseguente “default tecnico”.

Per ristrutturare il suo debito sovrano, il governo doveva rendere sostenibile il debito pubblico. Così, lo scorso 30 luglio, i creditori bilaterali dello Zambia, tra cui Francia, Regno Unito e Cina, hanno concordato di fornire le assicurazioni finanziarie di cui il paese inadempiente aveva bisogno per ottenere un salvataggio economico definitivo.

Poi, dopo mesi di serrate trattative, lo Zambia ha concordato con il Fondo monetario internazionale (Fmi) di ristrutturare il proprio debito. Il 31 agosto scorso, il Fmi ha approvato un prestito di 1,3 miliardi di dollari, in aggiunta a un’altra ripartizione di 937,6 milioni di diritti di speciali prelievo, erogata un anno prima.

Il pacchetto di aiuti ha contribuito a contenere l’aumento dei prezzi dovuto alle interruzioni della catena di approvvigionamento derivanti dalla guerra in Ucraìna e alle devastazioni causate dalla pandemia di Covid-19. E ha inoltre consentito alla valuta nazionale dello Zambia, il kwacha, di rafforzarsi rispetto al dollaro statunitense.

Quando l’attuale leader dello Zambia è entrato in carica, 13 mesi fa, era stato oggetto di aspre critiche da parte dell’opposizione a causa della sua forte enfasi sull’economia e della sua carriera di imprenditore. Ma è chiaro che lo Zambia aveva bisogno di queste capacità per uscire dal pantano economico in cui si trovava.

Articolo pubblicato su Nigrizia.it

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